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L’effetto Gioconda

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Gioconda


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Lezione in pillole di semiotica sui codici mentali

Ho fatto vedere a mio fratello un documentario sui macelli nel mondo, ne è rimasto sconvolto, ma continua a mangiare carne, come mai?

Ogni tanto qualcuno me lo chiede, ma direi che è del tutto normale che accada in questo modo.

Siamo stati abituati fin da piccoli a passare da uno stato consapevole ad uno addormentato senza rendercene conto.

Se mostri ad un bambino un documentario non cruento, ma comunque in difesa degli animali, ne proverà certamente compassione, è successo anche a me.

Fatto sta che, dopo qualche ora, vedendo uno sceriffo a cavallo dare la caccia ai banditi rincorrendoli come un forsennato, ho fatto il tifo per il cow-boy senza impietosirmi per il suo quadrupede, costretto a sopportare inumani sforzi sotto il sole cocente.

Certamente un torero è in grado di amare il proprio cane, salvo poi giustiziare un toro dapprima preparato ad essere massacrato con facilità, stordito, trafitto e inebetito, senza possibilità alcuna di sfuggire alla sua agonia finale nella corrida.

La cosa interessante è che prima della sfida, il torero, si fa il segno della croce, convinto che Dio sia dalla sua parte.

La compassione umana è di natura incoerente e funziona a fasi alterne, è difficile accorgersene senza fare un giretto nella propria mente con sincera scrupolosità.

Immaginate un quadro pieno di facce che ridono, all’interno del quale è stata posta anche l’immagine di Monna Lisa, in piccolo, in un angolino.
Se non sarete più che attenti non vi accorgerete del sorriso della Gioconda.

La nostra mente è imbottita di informazioni visive e senza una costante ridondanza dimentica in fretta un’immagine, per quanto violenta possa essere, soprattutto se non depone a nostro vantaggio.

Mettiamo da parte la fastidiosa coscienza e pensiamo:

che vuoi che sia?

come fanno anche gli spettatori della corrida:

ma dai, è solo un animale, che male c’è? In fondo è così eccitante!

per poi tornare a casa ad accarezzare cani e gattini, e guai a chi li offende.

Questione di codici mentali.

In India le mucche sono ritenute sacre, non tanto perché siano delle divinità, bensì perché fornendo il latte ad interi villaggi diventano degne di rispetto e gratitudine da parte del popolo indiano.

Il codice di riconoscenza del carnivoro è simile a quello di Alberto Sordi di fronte ai maccheroni:

Io me te magno!

e il vantaggio che ne ricava è di gran lunga superiore ad un solo documentario sulle condizioni della fauna nel mondo.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.