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La politica in Medio Oriente non influenzerà presidenziali USA

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John Cabot University


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Tavola rotonda alla John Cabot University di Roma con esperti internazionali

Riceviamo e pubblichiamo.

Il Medio Oriente, gli scenari di crisi e le relative scelte politiche non avranno influenza sulle elezioni presidenziali USA che si terranno nel 2020.

I cittadini americani sono concentrati sulle questioni interne e tra un po’ nessuno si ricorderà dei Curdi e del ritiro delle truppe deciso da Trump. Le uniche preoccupazioni estere, per gli Stati Uniti, possono riguardare il confine con il Messico e la Cina.

È il messaggio giunto dal dibattito ‘The US and the Middle East, an evolving situation’, che si è tenuto alla John Cabot University, JCU, di Roma, a cura dell’Istituto Guarini per gli Affari Pubblici, a cui hanno partecipato esperti internazionali.

Ha dichiarato Lucio Martino, esperto di relazioni transatlantiche e problemi strategici:

Nel prossimo anno, in USA, si parlerà di elezioni: questo è certo. Ma chi vincerà non possiamo dirlo.
Carter e Bush senior non furono rieletti perché avevano perso l’appoggio del partito.

Non è il caso di Trump che parte favorito, ed ha una base stabile.
E nei sondaggi effettuati nei sempre decisivi ‘Swing States’ è davanti a Elizabeth Warren.

Il Medio Oriente non sarà un fattore importante. Nell’ultimo dibattito solo 20 minuti su 3 ore sono stati dedicati alla politica estera.
Oggi, negli Stati Uniti, quando si parla di politica estera per lo più si parla di Cina e Messico.

Dello stesso avviso Viviana Mazza, giornalista specializzata nel settore Esteri:

Per ora il Medio Oriente non ha grande impatto sulle elezioni statunitensi. Non è così rilevante per i cittadini, anche se si tratta di una regione volatile, con molti hot spots.

E su Putin:

È amico di tutti – il che è problematico perché tutti, in quella regione, vogliono qualcosa – e fa quello che gli USA non possono fare, ma non può riempire il vuoto lasciato dall’America.

Ha proseguito Farian Sabahi, docente di politica e religione, studiosa di questioni iraniane:

L’Iran non è stato sconfitto dalle sanzioni USA, che, al contrario hanno consolidando il consenso attorno al governo.

L’economia è subito un rallentamento, è vero, ma ha retto, perché è stata diversificata.
Il Paese è schizofrenico, guarda ad Ovest e non a Est, ha gli stessi confini da secoli ed è piuttosto isolato nella regione. Di sicuro non vuole un’altra guerra.

L’Europa dovrebbe tornare a dialogare con l’Iran, perché quest’ultimo ha bisogno di investimenti e materiali.

Sul Kashmir, al centro di una delicata disputa territoriale fra India e Pakistan, che ha disorientato gli abitanti, tenendoli nell’incertezza, si è soffermata Pratishtha Singh, autrice e attivista per i diritti delle donne.

Ha detto:

Sono state sospese le comunicazioni, Internet non si possono tenere assemblee fra cittadini. L’Europa si è espressa poco su questa situazione. Mentre l’India sta vivendo la peggiore fase economica della sua esistenza.

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