Home Rubriche Da Oriente a Occidente La moda del bisonte

La moda del bisonte

516
Bisonte


Download PDF

Breve esempio di semiotica

Il bisonte disegnato sulla parete di una caverna, nell’era preistorica, era in apparenza solo un bisonte.
Il pittore immortalava su pietra il possesso dell’animale per mezzo della sua immagine, avvolgendola in un’aura di sacralità.

Oggi le cose non sono cambiate, se non nella forma delle immagini.

Non più bisonti, quindi, bensì, per esempio, grosse automobili.

Non più il possesso di un animale, ma la condizione di uno stato sociale, la rappresentazione di un particolare livello raggiunto, o comunque desiderabile.

Uno status economico.

Se crediamo che i simboli rituali appartengano solo al mondo della religione ci inganniamo.

In realtà, ogni giorno, la società stessa, produce riti e simboli che, cambiando di volta in volta nella forma, non cambiano nella sostanza e nei loro significati.

Il passante preistorico che osserva il bisonte raffigurato sacralmente sulla caverna viene stimolato nei suoi bisogni:

ne voglio uno anch’io!

così come, allo stesso modo, producendo rituali di attrazione, solo in apparenza più moderni, si stimolano i bisogni dei “passanti” odierni.

Sacro significa separato, perciò, come in ambito religioso, attraverso la sacralità, si cerca l’unione con il Divino, con ciò che è separato da noi, allo stesso modo per mezzo dell’immagine “sacra” di una potente automobile, sorge l’anelito dell’unione con qualcosa che al momento non ci appartiene.

Il sacro, il divino, produce devozione e timore, soggezione, così come la potenza di una fuoriserie produce il desiderio di possesso e, allo stesso tempo, sottomissione.

Più ancora, con il possesso di ciò che è raffigurato, l’ambizione riferita all’oggetto è, in realtà, ciò che vorremmo essere, poiché formiamo la nostra identità attraverso due tipi di giudizio: ciò che pensiamo di noi stessi e ciò che gli altri pensano di noi.

Dal bisonte siamo passati al possesso degli appezzamenti di terra, quindi ai confini per difendere le nostre “macchine” o, se volete, per difendere quel che noi crediamo di essere.

E troppe volte ci sentiamo Dèi, illudendoci di avere unito a noi ciò che era sacro, separato, convincendoci altresì di poter essere padroni del mondo quando, in verità, non lo siamo di nulla.

Resta aggiornato sui Programmi Gayatri 

Print Friendly, PDF & Email

Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.