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La Memoria, l’individuo e la collettività

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Le dinamiche di una società che rifiuta il passato

È da poco trascorso il dieci febbraio, giorno della memoria relativo alle foibe e prima ancora il ventisette gennaio, giornata commemorativa delle vittime dell’olocausto. Sarà che i tempi cambiano e con essi il modo di comunicare, di sentire gli eventi che ricorrono a testimoniare un passato, alle volte invadente e non troppo lontano, ma la frantumazione del tessuto sociale è l’unica risultante attuale di qualsiasi tentativo di ricucitura.

Il rapporto tra memoria collettiva e individuo è inscindibile in questo senso.
Ogni collettività, società, comunità o gruppo fonda su eventi storici la coscienza della propria identità e non è scontato né sbagliato definire il passato un bisogno per l’autodefinizione.

Nell’era del digitale, della comunicazione fast and free, in cui la realtà si è spostata quasi per intero sulle piattaforme elettroniche, si assiste letteralmente, come ben suggerito dal saggio ‘Il foglio e lo schermo’ di Scalamonti e Pecchinenda, ad un’iconorrea visuale, al potere indiscusso delle immagini sul ragionamento analitico e sequenziale. Il motto è vivere il presente, cogliere l’attimo, tralasciando il passato e qualsiasi ipotesi di futuro.

Questo determina la perdita di senso della linea temporale e di quella continuità storica che nutre il senso di appartenenza, riconoscimento di sé e slancio per il futuro. Oggi viviamo sganciati da qualsiasi punto di riferimento, dimenticando senso storico e responsabilità nei confronti dei posteri.

Ad ogni modo tutti quelli che appartengono ad un ordine sociale dovrebbero necessariamente detenere una memoria comune, frutto di una stessa visione storica del passato, condivisa e portatrice di significati che vada oltre il consenso individuale.
Un messaggio appartenente e comprensibile alla totalità dei soggetti in questione.

D’altro canto, la nostra epoca, quella che dai più viene definita postmoderna, nasce da una comunità che non accetta il passato, attuando dei processi di rimozione che allontanano qualsiasi procedimento di riconoscimento dei fatti e di un’identità, togliendo valore al patrimonio costituito dalla memoria collettiva. Una società inconsapevole della propria storia è una società incapace di riconoscersi. Senza contare la difficoltà a interiorizzare quei valori condivisi.

Credo che un discorso su cosa ci accomuni e cosa no andrebbe affrontato anche per quanto riguarda l’Unione Europea e le sue politiche internazionali, se ciò che ci interessa davvero è l’unione, appunto.

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Autore Marilena Scuotto

Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.