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La Liberté éclairant le monde

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Liberté éclairant le monde


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Parigi, Agosto 2011
Il battello ci lascia. Incamminiamo i passi sul lungo Senna verso la Torre Eiffel. Ele è stanca. La Torre si avvicina sempre di più. Ci riposiamo e alla nostra sinistra ecco apparire sull’Île des Cygnes, vicino al Ponte de Grenelle, una statua della Libertà, la “Liberté éclairant le monde”, la Libertà che illumina il mondo. 

Lì, nei pressi del ponte, c’era il laboratorio di Bertholdi, Frédéric Auguste Bartholdi, il suo autore. Fu donata alla città di Parigi nel 1889. Poggia su un piedistallo di 13 metri ed è alta 11,5. Guarda verso la sorella di New York e alle spalle ha Torre Eiffel.

Bertholdi realizzò questa seconda copia aiutato dagli architetti Viollet Le Duc e Gustave Eiffel. La prima fu donata agli Stati Uniti nel 1886 come omaggio della Francia nel centenario dell’indipendenza. Probabilmente l’opera fu anche ispirata da “La Libertà che guida il popolo” di DeLacroix. Le catene spezzate ai suoi piedi, le sette punte della corona per i sette continenti. Una farsa di Libertà. Un ideale a cui tendere, ma nulla che rispecchiasse quel mondo di fine ‘800 ne tanto meno il nostro.

La libertà che illumina il mondo. Era strano quel mondo.
L’antico lasciava il passo al nuovo. L’arte, le scienze, la letteratura, la società intera era alle prese con continue rivoluzioni. Quale era, però, questa società? Quale era il mondo che la libertà avrebbe dovuto illuminare? Ovviamente quello europeo, che aveva negli Stati Uniti d’America la propria appendice. La guerra di secessione aveva liberato i neri dalla schiavitù, ma restavano schiavi di una società per e dei bianchi, una società dove i nativi erano stati confinati ed estromessi dalle proprie terre. I nativi, i “pellerossa”, i cattivi diventati tali nei racconti western.

L’Africa era soggiogata alla conquista europea. L’estremo oriente era preso dagli occidentali per il controllo dell’oppio, primi fra tutti gli inglesi. Vessazioni continue che scaturiranno nella rivolta dei “boxer” in Cina. Il Giappone invaso dagli americani in cerca di un mercato in cui espandersi. L’India e la Sri Lanka sotto il totale controllo dell’Impero Britannico.

Era davvero una libertà che illuminava il mondo? Oppure era ed è un ideale costruito su misura per noi? Questa statua che guarda l’altra libertà, quella d’oltre oceano, è il simbolo del fallimento. Un asse tra l’Hudson e la Senna. Tra Parigi e New York. Tra la capitale del vecchio mondo e quella del nuovo. Un faro che non gira. Che punta la fiaccola in una unica direzione.

Un monito. Ecco cosa rappresenta questa statua.
Un monito a non lasciare mai andare l’ideale della Libertà, la signora Libertà.
Un monito a spezzare tutte le catene.
Un monito ad alzare la fiaccola per illuminare un mondo ancora buio.

Liberté éclairant le monde
Liberté éclairant le monde, Parigi
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Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!