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Intervista a Simona Giglio: dallo scarabocchio al disegno dell’anima

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Simona Giglio


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L’opera d’arte come processo empatico

Simona Giglio è una giovane artista che ho conosciuto durante l’evento Sacrificarte che ha avuto luogo a Saviano (NA), il 31 gennaio; sono rimasta impressionata positivamente dal suo genere artistico.

Mi ha condotta in un angolo, davanti ad un tavolino, mi ha dato un foglietto e una biro e mi ha invitata a chiudere gli occhi ed esprimere quello che sentivo con uno scarabocchio. Ho creato il mio tratto personale scarabocchiando e, alla fine, da quel tratto è uscito un disegno che rispecchia un qualcosa che, in realtà, mi appartiene. Ed oggi eccoci qui, pronte per una simpatica conversazione.

Simona ci parli dei tuoi studi e della tua giovane carriera artistica?

Certamente! Ho conseguito i miei studi a Napoli, presso il Liceo Artistico S. Apostoli e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove mi sono specializzata in Pittura. L’Accademia la ritengo la mia seconda casa e tutt’ora, quando ci passo, il pensiero va a mio nonno che abitava proprio di fronte. Anche lui dipingeva la sua realtà napoletana, era divertente entrare in quel salone da pranzo, con l’odore di pittura misto a quello della cucina e insieme ricavare, da scatole di scarpe, un supporto su cui dipingere.

L’arte ha sempre fatto parte della tua vita allora? Sei figlia d’arte, quindi!

Mio nonno era un artista autodidatta, spesso sbirciava tra le aule dell’Accademia per “rubare” qualche pennellata. Posso dire di sì, forse, la mia passione nasce proprio da lui.

La mia carriera artistica ha da sempre affiancato lo studio. La mia prima partecipazione ad una mostra collettiva risale al primo anno di liceo. Dipingo dal vivo, tra la gente; questo mi ha sempre suscitato emozioni.

Hai un bel curriculum, dal 2012 hai partecipato a una serie di mostre ed esposizioni collettive, ma hai anche ricevuto dei premi. Quali i più importanti?

Nel 2014 ho vinto il contest artistico WSF, World Social Forum al Centro Sociale dell’Arte.
Nel 2014 ho realizzato le copertine della raccolta di poesie ‘I violini di Persefone’ di Federica de Filippo, edito nel 2016 da Cicorivolta, e del romanzo ‘La parola nota a tutti gli uomini’ di Osvaldo Frasari, edito nel 2018 da Spring.
Nel 2018 sono stata selezionata per la Biennale napoletana del 2018, diretta dallo scultore Domenico Sepe. Il 1° ottobre del 2019 ho ricevuto il premio ‘International Excellence Award’ in Design-Pittura.

Hai una dote particolare, da uno scarabocchio riesci a trarre un disegno, che risulta essere qualcosa di diverso di un semplice schizzo, è una trasformazione in un linguaggio psicologico.

La mia non è una dote, è semplice empatia, che mi permette di condividere, insieme agli altri, la creazione di una nuova opera.

La mia arte è nata per puro caso dodici anni fa, sotto la doccia, quando i miei capelli attaccati al muro mi suggerirono tratti di penna all’interno dei quali si scrivevano figure, le stesse che caratterizzano ora il mio stile.

Ed è così che in questo mondo fatto di schermi nasce l’esigenza di condivisione e relazione con quello che amo definire “scarabocchio” la mia ricerca artistica, una lettura del segno basato su di un incontro puramente casuale nelle mie performance, chiedendo, a chi si offre tra il pubblico, di chiudere gli occhi e tracciare un segno su di una tela.

Cosa rappresenta per te lo “scarabocchio”?

È sicuramente un tratto inconscio, che va al di là di quello che ci aspettiamo. A livello psicologico penso che lo scarabocchio destabilizzi la persona, che si ritrova come specchiata in quelle che possono essere le sue paure e le sue gioie. In genere, tra me e chi lo traccia, avviene qualcosa di indefinito ma di nuovo, che ancora devo decifrare, perché, tutt’ora, non mi spiego come sia possibile che da uno sgorbio io riesca a leggere i loro segreti, gioie, paure, amori…

Non tutte le cose si possono spiegare, forse hai una sensibilità particolare che ti permette di metterti in contatto con la parte nascosta di chi pasticcia sul foglio.
Sei stata ricordata anche in una tesi universitaria o sbaglio?

Sì, Mariarosaria Calabrese, dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, mi ha citata nella sua tesi e devo dire che è stato molto significativo per me:

“La linea non è un mio tratto, io sono solo il mezzo che racconta ciò che il fruitore sente.
Come ogni artista del passato con i miei dipinti voglio rappresentare la società che vive la mia epoca, una società senza volto, con i disegni nati dagli scarabocchi sono le urla sommerse della società.

Lo scarabocchio:
il tratto d’unione fra noi e il nostro inconscio, mani che non possono afferrare nulla, dotate di dita lunghissime che impediscono qualsiasi movimento. Siamo fatti di materia ma viviamo nell’immateriale, viviamo infatti in un mondo di schermi. Ci nascondiamo in quegli schermi e non riusciamo ad uscirne. Invece io con i miei dipinti ho scoperto che è possibile, basta pochissimo per aprirsi.
Durante le mie performance le persone inizialmente sono scettiche, disegnano lo scarabocchio quasi con aria di sfida, quando gli spiego il risultato restano sconcertate”.

Invece, i tuoi progetti futuri?

Vorrei insegnare educazione artistica e aprire uno studio tutto mio, per poter creare connessioni fuori e dentro la scuola.
Nel frattempo, il 7 febbraio, con altri amici colleghi, parteciperò ad una collettiva a Palazzo del Principe di Casalnuovo di Napoli. È sempre un piacere partecipare a delle collettive ed è sempre molto motivante perché ho la possibilità di confrontarmi con più artisti e, in genere, nascono sempre collaborazioni artistiche, come è successo con il caro Pietro Mingione, con cui ho preso parte alla prima, seconda e spero a tante altre edizioni della manifestazione ‘Sacrificarte’.

Cosa hai provato nel creare e distruggere il tuo lavoro nel fuoco, durante l’evento della ‘Sacrificarte’?

Il momento della creazione e distruzione in cenere di un’opera mi rigenera e fortifica allo stesso tempo; quel fuoco quest’anno mi ha trapassato l’anima, l’ho sentito tagliente tanto da volerlo spegnere con le lacrime.
È tutto così emozionante.

Il mio obiettivo è continuare a dipingere e farlo sempre con passione!

Ed io ti auguro di realizzare tutto i tuoi progetti con lo stesso entusiasmo di ora.

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Autore Maria Filomena Cirillo

Maria Filomena Cirillo, nata a San Paolo del Brasile, vive in provincia di Napoli, dopo aver abitato per anni sul lago di Como. Il suo cammino spirituale è caratterizzato dalla ricerca continua dell'essenza di ciò che si è, attraverso lo studio della filosofia vedantica, le discipline orientali di meditazione e l'incontro con i Maestri che hanno "iniziato" il suo percorso. Tra Materia e Spirito. Giornalista pubblicista, laureata in Scienze Olistiche, Master Reiki, Consulente PNF, tecniche meditative e studi di discipline orientali. Conduttrice di training autogeno e studi di autostima e ricerca interiore. Aromaterapista ed esperta di massaggio aromaterapico.