Un’esplorazione della saggezza sciamanica di Don Juan
Nel suo celebre incontro con Don Juan Matus, lo sciamano yaqui che divenne suo maestro, Carlos Castaneda si trovò di fronte a una delle lezioni più significative del suo apprendistato: la ricerca del “sitio”, il luogo di potere personale.
L’episodio, nella sua apparente semplicità, racchiude una profonda verità iniziatica.
Don Juan aveva assegnato a Castaneda il compito di trovare il suo posto di potere nel portico della casa.
L’antropologo, fedele alla sua formazione accademica, si mise a cercarlo con metodo razionale: si muoveva sistematicamente, analizzava ogni angolo, tentava di “capire” dove questo luogo potesse essere.
Per ore si rotolò sul pavimento del portico, frustrato e sempre più esausto, cercando di “sentire” il posto giusto attraverso uno sforzo della volontà.
La svolta avvenne solo quando, completamente sfinito da questo tentativo di controllo, Castaneda si arrese e si addormentò. Fu proprio in quel momento di totale abbandono che, come gli rivelò Don Juan al risveglio, aveva finalmente trovato il suo “sitio”.
La lezione era chiara: ciò che cerchiamo con ostinazione razionale si rivela solo quando abbandoniamo il controllo e ci apriamo a una forma di conoscenza più profonda.
Nel vasto panorama della letteratura iniziatica, pochi insegnamenti risultano tanto penetranti quanto la lezione del “sitio” impartita da Don Juan Matus a Carlos Castaneda.
Questa storia, apparentemente semplice nella sua narrazione, racchiude uno dei più profondi paradossi del cammino spirituale: la vera conoscenza sfugge a chi la insegue con troppa determinazione.
Il giovane Castaneda, antropologo razionale e metodico, si trova di fronte a una sfida che sfida ogni sua certezza accademica: trovare il proprio luogo di potere, il “sitio”, attraverso un metodo che trascende completamente la logica ordinaria.
Don Juan, con la sua saggezza ancestrale, gli presenta un compito apparentemente impossibile: percepire senza pensare, vedere senza guardare.
Nel portico dove Castaneda si rotola instancabilmente, consumato dalla frustrazione di non riuscire a “trovare” ciò che cerca, si consuma un dramma universale: quello dell’ego che tenta di afferrare l’ineffabile attraverso gli strumenti limitati della mente razionale.
È solo quando, esausto, si abbandona al sonno – lasciando cadere ogni pretesa di controllo – che il “sitio” si rivela da sé.
Questa lezione trascende il mero aneddoto personale per toccare una verità universale del cammino iniziatico.
Nel mondo della spiritualità autentica, la vera comprensione non è mai il risultato di uno sforzo meccanico o di un’analisi intellettuale. È piuttosto il frutto di una resa, di un’apertura a dimensioni di percezione che vanno oltre i nostri abituali modi di conoscere.
Don Juan ci insegna che esiste una modalità di percezione totale, dove gli occhi vedono ciò che va oltre l’apparenza fisica e il corpo diventa un’antenna sensibile capace di sintonizzarsi con frequenze sottili della realtà. Questa forma di conoscenza non può essere conquistata, può solo essere accolta quando abbandoniamo le nostre pretese di controllo.
Il “sitio” diventa così molto più di un luogo fisico: è uno stato di consapevolezza dove le divisioni artificiali tra soggetto e oggetto, tra percepiente e percepito, si dissolvono. È quello spazio sacro dove ci scopriamo contemporaneamente cercatori e cercati, dove la ricerca stessa si rivela essere l’illusione che ci separa da ciò che già siamo.
La frustrazione di Castaneda rappresenta la nostra comune resistenza a questa verità fondamentale. Tutti noi, sul sentiero spirituale, dobbiamo prima o poi confrontarci con l’inadeguatezza dei nostri strumenti abituali di comprensione.
È solo quando accettiamo di lasciar andare il nostro bisogno di controllo che possiamo accedere a quella saggezza che Don Juan chiama “il sapere silenzioso”.
In ultima analisi, la lezione del “sitio” ci ricorda che il vero cammino iniziatico non consiste nell’acquisire nuove conoscenze, ma nel dissolvere gli ostacoli che ci impediscono di riconoscere ciò che già sappiamo nel profondo. È un invito a fidarci di quella intelligenza del cuore che opera al di là delle categorie della mente razionale.
Nel mondo contemporaneo, dove la ricerca spirituale rischia costantemente di essere ridotta a tecnica o a accumulo di informazioni, l’insegnamento di Don Juan brilla di una luce particolare.
Ci ricorda che la vera iniziazione non è mai una questione di “fare” ma di “essere”, non di cercare ma di trovare attraverso l’abbandono di ogni ricerca.

Autore Hermes
Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.