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Il Sacro Dente del Buddha

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Agosto 2012

Intorno al 486 a.C. finiva la vita terrena di Siddhārtha Gautama. Crematone il corpo, il suo canino sinistro fu donato da Arhat Kheru Terudu al re di Kalinga Brahmadatta e custodito nella città di Dantapuri, in India. Nel IV secolo d.C. fu portato qui in Sri Lanka dalla principessa Hemamali e da suo marito Dantha, secondo le indicazioni del padre di lei, Guhasiva re di Kalinga, perché non più in grado di proteggerlo. I due sbarcarono in segreto a Lankapattana (oggi Lanka Patuna), nei pressi di Trincomalee, dove consegnarono la sacra reliquia al re Kirthi Sri Meghavarna che la custodì a Anuradhapura. La reliquia cambiò più volte luogo finché nel 1595 il re di Kandy Vimaladharmasuriya I costruì il tempio dove tuttora è custodita, il Sri Dalada Maligawa, lo scrigno custode di una delle più preziose reliquie del Buddha.

È la seconda volta che varco la sua soglia. Dopo poco più di 5 anni e mezzo torno sposato e con la piccola Ellie di 3 mesi che si dimena nel passeggino. Qui, su quest’isola, ribolle parte del suo passato, il sangue che le scorre nelle vene ha camminato su questa stessa terra. Forse è questa parte di sé che la chiama verso il Tempio.

 

Anche questa volta la folla di fedeli, enorme, umile, rispettosa, mi trascina all’interno. Mi svesto dei sandali non più necessari. La terra afferra i miei piedi e con essi il mio incedere. Divengo parte di essa, un unico essere vivente che scorre nel Tempio come sua linfa vitale. I fiori, l’incenso, la sera di agosto avvolgono questo luogo sacro, porta per una dimensione altra i cui accessi sono sparsi nell’universo. Sento il bisbiglio delle preghiere, le parole ovattate dei monaci, il fruscio di centinaia di mani che maneggiano i fiori delle offerte. È la voce delle Essere in cui siamo mutati. Una voce palpabile e densa, ricca e stranamente comprensibile. Vibra sulla pelle trasmettendosi all’itera struttura del Tempio pulsante e vivo. Le luci e i colori al di fuori di esso lo stagliano nel pallido buio della sera nascente di Kandy.

I piedi sono nudi. Camminano sentendo la terra, i pavimenti, i legni sotto di essi. Camminano seguendo il suono morbido di centinaia di altri passi davanti. Alcuni fermi e forti, altri incerti, delicati, umili, pudici ancora, riverenti.

In un angolo una donna anziana prega. È sola. È sola mentre le preghiere lasciano le sue labbra in un accennano di apertura, per raggiungere Buddha o una delle sue innumerevoli manifestazioni. Una preghiera sussurrata, vibrata da dentro il suo essere raggiunge ciò che è in alto per poi ridiscendere in ciò che è in basso, in ciò che è dentro in maniera nuova e mutata.

Le assi di legno scricchiolano al sentire le preghiere. Sono intimi brusii isolati e soli. Si fondono divenendo una voce melodica che penetra le carni, vibrazione di musica silenziosa che conduce alla sacra reliquia.

Passo dopo passo, lentamente procedo per i corridoi del Tempio. Passo dopo passo. Lentamente. Il tempo è al mio fianco, accompagna lo scorrere di questo essere vivo. Non c’è fretta. Si pensa, si guarda, si scopre il mondo di cui ora si fa parte. La mente la sento espandersi, aprirsi in maniera inaspettata. I volti di coloro che accompagnano il mio cammino sembrano familiari, noti. Come se li riconoscessi. Attraverso il Tempio si è entrati in una piega del tempo che scorre differentemente da ciò che si è lasciato fuori.

Ecco l’urna Sacra.

Una linea di confine si irradia da quell’oggetto. Alle spalle il brusio di mille passi, davanti il silenzio, quello che fa paura, il silenzio che porta via. È la divisione fisica tra due mondi, o forse più. E si è lì. Un tonfo sordo.

Il cielo buio di agosto è riemerso, proiettando il corpo e il sangue del Tempio in miriadi di stelle attraverso odori e profumi ora non più nuovi.

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Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!