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Il Dragone

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Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà.
Napoleone

Lo abbiamo già scritto, ci vorrà un tempo indefinito prima di poter valutare appieno l’impatto della pandemia sulla democrazia in giro per il mondo anche perché l’umanità intera, che ha potuto toccare con mano le molte fragilità che percorrono l’intero globo, è ancora scossa ed in una fase di ritrovamento.

Nello scenario internazionale, la forza del Covid ha portato alla consapevolezza di una grande debolezza del mondo, ad una grande richiesta di protezione e ad una grande necessità di sviluppo complessivo.

La sua dimensione economica è risultata particolare: questa volta, rispetto al 2008, per esempio, la crisi colpisce non già solo l’estensione finanziaria quanto piuttosto proprio l’economia reale, modificando, quindi, nel concreto il modello di vita personale e delle comunità, da quelle piccole a quelle nazionali e sovranazionali.

La gravità dei danni dipenderà da quanto durerà la crisi sanitaria e da quanto essa danneggerà le economie e le società e da come se la passeranno le democrazie rispetto alle autocrazie nel contenere gli effetti sanitari ed economici del virus.

Un altro fattore da considerare sarà il livello d’attenzione con cui le democrazie monitoreranno e circoscriveranno l’incremento dei poteri dei governi che, normalmente, è associato alle emergenze nazionali, così come la capacità delle democrazie consolidate di far convergere la determinazione collettiva per difendere la libertà a livello globale in una fase di pericolo crescente.

Ora che la situazione sembra rientrare e gradualmente atterrare in un quadro meno di allerta e più ridimensionato alla normalità, possiamo cominciare a guardare al futuro e a quello che, da queste macerie, emergerà come nuovo ordine.

In effetti, il Covid ha funzionato seriamente come da acceleratore di dinamiche geopolitiche che erano e sono già in corso e che, a breve, potrebbero condurci ad una nuova configurazione dell’ordine mondiale. Come se lo spettro del secolo scorso si ripresentasse nelle sue movenze ballerine e pericolose.

C’è una sorta di continuità nel filo che parte dal Muro di Berlino e arriva ai giorni nostri con l’avvento di una nuova carta geopolitica che vive di strappi feroci e di asimmetriche contorsioni socioeconomiche. La pandemia ha provocato un anacronismo, un ritorno della città fortificata in un’epoca in cui la prosperità dipende dal commercio globale e dalla circolazione delle persone.

Le democrazie mondiali oggi hanno bisogno di difendere e sostenere i loro valori illuministici. Un isolamento dai servizi di bilanciamento con legittimità causerà la disintegrazione del contratto sociale sia a livello nazionale che internazionale. Tuttavia, questa millenaria questione di legittimità e potere non può essere risolta nello stesso momento in cui si fronteggia la pandemia di Covid-19.

Un equilibrio è necessario sia nella politica nazionale che nella diplomazia internazionale. È fondamentale stabilire le priorità.

In altre parole, con il virus stiamo assistendo ad una ridefinizione dei ruoli e delle sfere di influenza con la Cina, in modo particolare, che vive la sua parte da osservato speciale, con la ricerca di un potenziamento aggressivo sul piano della ricchezza, dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico. Ricordiamoci che Pechino oggi ha quasi completato il processo di eliminazione della povertà assoluta.

Inoltre, si stanno affacciando nuovi colossi nel campo delle telecomunicazioni che gradualmente stanno diventando attori principali del mercato globale. Sempre la Cina sta dando un grande segnale di prestigio e di sicurezza internazionale nel campo scientifico ed accademico con progetti universitari di assoluto valore nel settore della business administration preparando i talenti del futuro.

C’è un progetto di costruzione di una rete globale di infrastrutture materiali ed immateriali in grado di tenerla in connessione costante con le aree più abbienti e promettenti del mondo.

Insomma, il guanto sfida è stato lanciato ma non oggi, da decenni orsono: si è materializzata una pianificazione industriale ed economica degna di un domino gigante che nasce da un’idealizzazione del potere e della leadership.

Il Covid la poteva distruggere, dal Covid è emersa più forte di prima. Una competizione a tutto tondo che Pechino sta mostrando di saper giocare: è uscita dal terrore di Wuhan con uno slancio che è stato, a dir poco, stupefacente.

È chiaro che i Cinesi, avendo fatto a meno di noi per 5000 anni, pensano di poter continuare a farne a meno.
Henry Kissinger

Potevano crollare ma la capacità di capire prima di tutti quello che stava accadendo, ha dato slancio e vigore. Ha trasformato una presunta colpa in una probabile cavalcata trionfale. Una reazione dura, che ha permesso loro di ribaltare veramente la percezione del Paese in tutto il mondo. Non dimentichiamoci che sono stati proprio i leader politici cinesi a mostrarsi per prima a tutti con la mascherina. Hanno convertito la produzione nazionale per concepire un’inondazione dei mercati internazionali di tali dispositivi, creando dal nulla un’immensa e poderosa macchina di monitoraggio sanitario mai vista finora, mostrando anche il suo lato buonista regalando ad alcuni Paesi quanto necessario per affrontare per le prime emergenze che si palesavano.

Va detto che si è impegnata sul terreno della vaccinazione da subito anche se ci sono ancora forti dubbi sull’efficacia dei sieri che sono usciti dal Dragone. Eppure, ciò nonostante, diversi Paesi hanno acquistato il vaccino made in China; parliamo del Brasile, dell’Algeria e dell’Ucraina.

E con estrema lungimiranza, non ha guardato solo in casa sua, ma ha investito milioni di dollari nello sviluppo del vaccino della Pfizer e della BioNTech. Un segnale preciso: ogni spazio che nella geopolitica della ricerca del siero che l’Occidente lascerà, verrà automaticamente e rapidamente occupato da Pechino.

Ha introdotto un piano straordinario d’intervento esibendo al mondo la capacità di disporre di un potere assoluto – di vita e di morte – sui propri cittadini e sulle loro relazioni sociali, economiche e familiari. Chi ha provato a rigettare questo atteggiamento è stato messo nelle condizioni di non nuocere anche con metodi non certo democratici. Il nuovo corso imperiale e comunista del Presidente Xi Jinping si è svolto in tutta la sua potenza e nel pieno silenzio tipico del vincitore.

Concludo: se è vero che il Covid ha assunto le dimensioni di una guerra è lecito attenderci, alla fine, una nuova Yalta: dove i vincitori si troveranno a distribuirsi onori e oneri in una nuova assise. Quindi, le carte geopolitiche del prossimo futuro potrebbero perfino sovrapporsi a quelle del passato.

In una nuova Guerra Fredda dove il pianeta sarà diviso in sfere di influenza che vedranno la ricerca e la tecnologia a tessere i fili di questa strana ma vera cortina di ferro. Ora viviamo un periodo epocale. La sfida storica per i leader è gestire la crisi mentre si costruisce il futuro. Un fallimento potrebbe essere letale.

E come disse l’Imperatore Cinese Chien Lung, respingendo le offerte di collaborazione commerciale di Giorgio III d’Inghilterra:

Non abbiamo bisogno di niente. Possediamo già tutto.

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.