Come ho cercato di illustrare negli articoli precedenti, siamo oggi in un mondo in cui il funerale è più importante del defunto, il matrimonio più dell’amore, il corpo più dell’intelletto.
La cultura è quella del contenitore rispetto al contenuto.
I precetti di quell’ingurgitante consumismo di beni materiali e la freddezza dell’uso della tecnologia che ho descritto si estendono sempre più anche ai rapporti umani, trasformando amicizie e affetti in frivole scelte utilitaristiche, alle volte inconsce.
Le persone sono trattate strumentalmente per il mero soddisfacimento dei propri bisogni puramente egoici, per i propri vantaggi, foss’anche il riempimento ‘innocente’ di un temporaneo vuoto.
Il vero delle persone, degli amici e anche dei fratelli, si vede quando ci si trova in momenti difficili, in tempi di crisi, in mezzo ai problemi.
Quando tutto sembra andar bene si ride e si scherza, con le gambe sotto al tavolo, e tutto appare bello e a posto, ma poi…
Allora, senza autenticità di legame, senza condividere profondamente un reciproco scambio di affetto disinteressato, i rapporti tra persone, come le tradizioni, si erodono e queste sono alla stessa stregua di utensili non più così utili, dove le relazioni terminano, come oggetti passati di moda, senza nemmeno una spiegazione, un confronto, una sana discussione, pur definitiva.
Niente, tutto silente e integralmente vigliacco, senza dispiacere, senza emozione – come macchine – proprio come si accantona e si dimentica un paio di scarpe, ancora molto ben funzionale, giusto perché se ne si è acquistato uno nuovo, e poi un altro, e poi un altro ancora.
Vi ricordate due articoli fa citavo l’anima anch’essa dimenticata in fondo ad una scarpiera?
Non vi dico poi quando si smette di essere accondiscendenti e di avere un atteggiamento tollerante e benevolente… si diventa immediatamente infidi nemici da tener lontani e magari pure da screditare per orgogliosa alterigia.
Quando ti renderai conto che, per produrre, devi ottenere l’autorizzazione da coloro che non producono nulla; quando vedrai che il denaro scorre verso chi non commercia beni, ma favori; quando ti accorgerai che molti si arricchiscono tramite la corruzione e le influenze, piuttosto che con il proprio lavoro, e che le leggi non ti proteggono da loro, ma anzi, sono loro ad essere protetti contro di te; quando scoprirai che la corruzione è premiata e l’onestà diventa un sacrificio personale, allora potrai affermare, senza timore di sbagliarti, che la tua società è condannata.
Alissa Zinovievna, meglio conosciuta come Ayn Rand
Ma in certi ambienti oggi la valutazione su quale scala viene fatta?
Giudicare e sottolineare i difetti altrui o addirittura valutazioni impostate su ruoli lavorativi, ceti sociali o eredità familiari, foss’anche solo il doppio cognome, per censo, in virtù esclusivamente delle quantità detenute in fondi di investimento.
Poi oggi, sempre più spesso, il confronto con chi non la pensa come te è additato come un molesto fastidio da emarginare o meglio eliminare in tutti i modi, in modo che le scalate verticali verso vette d’autorità non siano minacciate o rallentate.
Si arrivano a fare telefonate a qualcuno per descriverti perfino come Darth Vader!
La calunnia ha una tremenda caratteristica: non ha solo effetti momentanei, ma conseguenzialità incalcolabili. La malvagità ha fame e si nutre di scandali e veleni – anche artefatti – e una volta pronunciata, la diffamazione, come un morbo, contagia e ferisce, sparge diffidenza, invidia e rivalità, crea disgregazione.
L’innocente è assalito alle spalle da malizia e danno, e non c’è cura, non c’è scudo, non c’è difesa, non c’è giustizia nei confronti di chi non si è esposto a viso aperto.
Il processo diabolico normalmente non può essere invertito e talvolta le perfide conseguenze attendono dormienti per esprimere dolori a distanza di tempo, pure coinvolgendo chi non ti saresti aspettato mai.
Per questo ipocrisia, pettegolezzo o tramare concezioni finiscono poi a colpire di sponda a far male il triplo.
Allontanarsi in silenzio è l’unica possibilità?
Certi ambienti sono utilizzati come occasione per sfogare brevi autorità, piccoli fanatismi e tentativi di sentirsi importanti.
Un mio carissimo amico, già nominato più volte in questa rubrica, dice sempre di essere uscito da certi ambienti perché ci ha trovato troppi borghesi annoiati, pregni di secondi fini.
Pro-fanum indentifica coloro che restano sulla soglia del tempio, ma questi, numerosi, con molta miopia sono stati chiamati dentro, portandosi appresso una maniera profana, pretendendone poi anche il controllo.
Avvelenati da una vita di ricatto e di paura, all’inseguimento di successo e popolarità, impediscono il rintraccio di cuore e anima.
La parola spagnola caníbal, indicava gli abitanti delle Antille, accusati dai colonizzatori di mangiare carne umana.
Nell’argomento di oggi, sostengo che alcuni trascorrono il tempo addentando cuori, altri vorrebbero incatenare anime, altri ancora succhiare vitalità, come vampiri energetici.
Si sono costruiti ponti verticalizzati dove i passaggi sono obbligati da promesse d’obbedienza, nel dire sempre di sì a tutti quelli sopra, demolendo quella libertà intellettuale e di animo che rende capaci ogni giorno di scegliere, non per gioco, non per vanto, ma per libera scelta di crescita.
Il lavoro che rende buono il pane fraterno, invece, sarebbe da fare costantemente a riflesso con altri individui che, hanno diverse caratteristiche sì, ma lo stesso metodo, il medesimo ideale e obiettivo, perché non siamo in grado di specchiarci da soli: è necessario uno sdoppiamento o una pluralità di sdoppiamenti per vedere il maggior numero di sfaccettature del nostro essere, in modo da discernere e potersi costruire bene.
Come riconoscersi in un senso di appartenenza, in una famiglia, un gruppo che si identifica negli stessi valori e nella loro coltivazione?
Dovremmo essere cantieri costantemente aperti e in attività, 24 h su 24.
Chi ha deciso di intraprendere un cammino si dovrebbe pensare come chi ha scelto una scuola dura per migliorarsi.
Riconoscere, allora, ed evitare tutti quegli ambienti da club ricreativo dove ci si è incappati per caso e che rappresentano un’appendice della propria vita sociale e nel quale si trattano superficialmente cerimonie come riti primitivi e dove ci si limita ad esprimere idee, magari già conformate, nel sollazzo generale e nella vacuità.
Poter vedere e correggere i propri difetti è un arduo lavoro che porta in qualche modo sofferenza e certe volte sgrossarsi e levigarsi significa scalfirsi o penetrare nel profondo e questo può significare anche sanguinare.
Le differenze devono essere viste come una tendenza di prospettiva sulla quale allenarsi, anziché un qualcosa da rifuggire d’istinto perché s’allontana da quell’uniformità gregaria di heideggeriana memoria.
Siamo tutti imperfetti, ma non è possibile conoscere sé stessi se non si perde chi si finge di essere.
Il percorso dove ci porterà?
Stay tuned! Restate sintonizzati e direi anche sincronizzati!

Autore Investigatore Culinario
Investigatore Culinario. Ingegnere dedito da trent'anni alle investigazioni private e all’intelligence, da sempre amante della lettura, che si diletta talvolta a scrivere. Attratto dall'esoterismo e dai significati nascosti, ha una spiccata passione anche per la cucina e, nel corso di molti anni, ha fatto una profonda ricerca per rintracciare qualità nelle materie prime e nei prodotti, andando a scoprire anche persone e luoghi laddove potesse essere riscontrata quella genuina passione e poter degustare bontà e ingegni culinari.