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Giuseppe Troise candidato alle regionali nella lista Campania Libera

Giuseppe Troise


Il noto ingegnere napoletano racconta in esclusiva ad ExPartibus il suo debutto in politica

Domenica 20 settembre, dalle 7:00 alle 23:00, e lunedì 21 settembre, dalle 7:00 alle 15:00, i cittadini campani saranno chiamati al rinnovo del Consiglio e del Presidente della Giunta regionale.

Tra i tanti scesi in campo come candidati Consiglieri, debutta, nella circoscrizione di Napoli della lista Campania Libera, che fa capo al governatore uscente, Vincenzo De Luca, il 75 enne Giuseppe Troise, detto Geppino, ingegnere, da sempre punto di riferimento di un folto gruppo di liberi pensatori, che mira alla promozione di una forza liberale.

Ci siamo rivolti a lui per conoscerne il programma elettorale.

Perché questa discesa in politica solo adesso?

Ritengo di non poter fare una carriera politica vera e propria, dato che essa implica uno sforzo continuo di anni, che, vista la mia età, non avrò a disposizione, eppure, la mia discesa tiene conto degli ideali veri che interessano me, in prima persona, e una squadra compatta, che fa direttamente capo a me.
Oggi si trovano poche persone perbene, corrette, leali, serie, su cui poter contare.

Mentre in Italia, quali Fratelli Massoni, siamo considerati alla stregua di “piccoli delinquenti”, come qualcuno ci ha erroneamente e sbrigativamente etichettati, pur non conoscendoci affatto, all’estero, che sia Inghilterra, Francia, Germania o Stati Uniti, siamo invece riconosciuti, politicamente, come élite intellettuale.

A tuo avviso, qual è il ruolo della politica in questo particolare momento storico, sociale ed economico?

La politica dovrebbe comportare degli interessi validi per tutti. Oggi, invece, varia a seconda di particolarismi, che, magari, si traducono in affermazioni che non sono poi rispondenti alla realtà.

Si dovrebbe tornare ad una res publica che tenga conto, oltre al contesto specifico in cui si trovano uno Stato, un territorio, un popolo, soprattutto degli ideali cui giungere, nel modo migliore possibile.

La politica che credo occorra perseguire è appunto volta al raggiungimento di obiettivi che, spesso, non possono essere colti immediatamente, così come varia in base alle situazioni che si susseguono e alle diverse esigenze.
Per conseguire risultati ambiziosi per la comunità occorrono onestà, lungimiranza e preparazione.

Quali sono gli scopi che ti prefiggi e per cui chiedi il consenso del corpo elettorale?

Se dovessi essere eletto, mi cimenterei in strategie che valutino davvero le esigenze di coloro che rappresento e, soprattutto, del frangente che stiamo attraversando.

Oggi abbiamo una sanità che, forse, a Napoli va abbastanza bene, ma un problema di burocrazia che va risolto, che opprime e distrugge degli scenari che potrebbero, invece, produrre risultati ottimali.

Snellire concretamente una serie di processi, apportando dei cambiamenti veri in tema di ordinamento e funzioni della Regione.

Puntare su Napoli affinché riacquisti la centralità e la preminenza che l’ha sempre distinta nel corso dei secoli a livello europeo.

Perché hai scelto, fra tutte, proprio la lista di Campania Libera?

Campania Libera si inserisce in questo ambito perché, finalmente, si è trovata una persona, come De Luca, che ha tenuto conto del gruppo che si rappresentava e non, al contrario, di voci qualunquiste che si erano diffuse in modo improprio.

Il Presidente, che ha sempre avuto il coraggio delle proprie azioni, procede senza tener conto degli interessi o degli pseudointeressi soggettivi a scapito della collettività, ma è soprattutto l’esponente che serve per continuare a governare la nostra regione; ritengo che queste elezioni gli porteranno il successo che merita.

Ho scelto Campania Libera perché si avvicina molto alla mia concezione e, dato il numero ampio di liste esistenti, non ho ritenuto opportuno crearne una liberale, con il rischio di disperdere solo energie e vanificare i nostri sforzi.

Quanto si avverte oggi la necessità di ricostruire un polo laico?

Lo Stato, le istituzioni, non possono essere confessionali, questo nel pieno rispetto di ogni religione, di ogni spiritualità. Anzi, è proprio la laicità della politica che può garantire il pluralismo, la libertà di professare qualsiasi fede. Ma soprattutto si tratta di comprendere che i valori, quelli di cui parlavamo, sono, o dovrebbero essere, universali, non patrimonio esclusivo di questa o quella religione.

Il modo in cui essi sono rispettati, veicolati, messi in atto, è prettamente legato alla forma sociale, alla cultura. Se ne vogliamo trovare una legittimazione religiosa, questa viene meno quando le stesse Chiese possono attraversare un momento di crisi.

Il concetto di politica liberale come sopravvive e come si adatta ai nostri giorni e al nostro territorio?

Il pensiero liberale è quanto mai attuale. La difesa delle libertà, di qualsiasi tipo, non può essere legata ad un periodo storico, ad una circostanza. Non può essere svilita al rango di una moda, non la possiamo trattare come un abito, da indossare per una stagione e poi relegare nell’armadio.

In una società come la nostra, complessa, frammentata, si pone il problema di nuove dipendenze, nuovi ambiti di libertà che ci vengono progressivamente sottratti.

Bisogna interrogarci sugli spazi di partecipazione politica residui, sugli strumenti che effettivamente ci vengono dati per poter decidere ed incidere, a partire dall’informazione, dalla cultura. Bisogna, soprattutto, tornare a fare formazione.

Cultura, appunto: che posizione occupa nel quadro che descrivi?

La cultura è fondamentale. Negli scorsi decenni la partecipazione e le libertà erano garantite proprio da una serie di meccanismi che contribuivano a fare formazione, in modo convenzionale e non, con veri e propri corsi e seminari, ma anche attraverso l’adesione ai movimenti giovanili e studenteschi. La libertà, infatti, passa attraverso la conoscenza.

Se le persone si allontanano dalla politica, smettono di provare a capirla, diventa per loro gradualmente un corpo estraneo, minando quelli che sono i principi fondamentali di ogni democrazia. Questo dà sempre più spazio a populismi, sovranismi, a politiche che mirano sola alla pancia dell’elettorato che è sempre meno in grado di scegliere.

Per questo è fondamentale che si torni a fare cultura. Cultura politica in particolare. Attraverso la formazione e i convegni, ma anche ripristinando quelle dinamiche di coinvolgimento e di crescita che una volta erano garantite dai partiti e ormai abbandonate dal momento che questi ultimi hanno perso ogni funzione.

Ed è proprio attraverso la cultura che si devono individuare modi per colmare questo vuoto.

Questa è la strada che dobbiamo percorrere anche per avere una maggiore consapevolezza delle informazioni; c’è sempre più la necessità di imparare a distinguere le fonti, ad essere critici e non recettori passivi.

La deriva democratica può essere arrestata ed invertita solo in questo modo.

Nelle stesse date delle elezioni regionali gli italiani voteranno anche per il referendum sulle modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari. Qual è la tua posizione in merito?

Nell’ottica della battaglia democratica e di libertà è importante votare NO.
La nostra Carta costituzionale non può essere snaturata.

Il taglio dei parlamentari è, a tutti gli effetti, un taglio di democrazia e di rappresentatività, a vantaggio di demagogia e cialtroneria, con il risultato che, a pagarne le spese, in fondo, sarebbero sempre i territori i più fragili, quelli che già faticano ad essere protagonisti.

Nello specifico, in caso di approvazione della riforma, alla Camera dei Deputati, per la Campania, dagli attuali 60 seggi si passerebbe a 38, al Senato, da 29 a 18.

Ha senso svendere la sovranità popolare, per cui l’Assemblea Costituente si è tanto battuta, votando SÌ, con un risparmio, in fondo, irrisorio, rispetto a ciò che, invece, perderemmo?

Puntiamo, piuttosto, su una riforma che, dal basso, coinvolga tutta la piramide sociale, su elementi validi, quei giovani da educare attraverso la scuola di liberalismo di cui parlavo prima, che possano misurarsi, in modo competitivo, con le generazioni emergenti degli altri Paesi, in un mondo sempre più orientato alla globalità e alla multiculturalità.
Qualità prima di tutto!

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.

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