Una manciata di show pre-natalizi, al caldo di piccole osterie che profumano di casa
Francesco Di Bella ha cinquant’anni, ma come vi aspetterete che io scriva parafrasando Eduardo, non li dimostra, oppure li “dimostra” tutti, nel senso che ce li racconta davvero in questo suo nuovo spettacolo ‘Solo Show’ con cui sta girando in questi giorni, pub e locali e, accompagnato dalla sua sola chitarra, canta una ventina di canzoni della sua carriera quasi trentennale.
Ma non canta soltanto, ci mancherebbe.
Mosso da un talento davvero molto raro, in maniera randomica racconta la sua vita, i passaggi fondamentali della sua musica, atti divertenti della sua esistenza, episodi di coscienza ed incoscienza, di amore e di apatia, divertendosi come dovrebbe fare ognuno di noi quando, dopo anni, pensa anche a quei momenti di estrema sofferenza che abbiamo passato, ridendoci su oggi consolati da un presente che quanto meno viviamo, un presente in cui esistiamo.
Nel pub in cui ho avuto modo di assistere alla sua performance, c’erano stipate un centinaio di persone, molte di più dei posti a sedere, che hanno seguito Di Bella per quasi due ore, fino a tarda notte, ascoltando e cantando con lui quasi tutte le canzoni proposte.
E non eravamo tutti cinquantenni, non eravamo solo i reduci da quell’epoca gloriosa di metà anni 90 , di Officina 99 il centro culturale occupato della periferia di Napoli dove i 24 Grana, la band di Di Bella fece i suoi primi concerti, dove compravamo i suoi primi dischi, e assistevamo all’ascesa della loro musica.
No, non c’eravamo solo noi. C’erano dei giovani, quasi giovanissimi, molti che ancora all’epoca non erano nati ma che conoscono le canzoni di Francesco a memoria e che lo ascoltano attenti, anche quando parla di un mondo che non esiste più, quello delle cabine telefoniche, delle scorrazzate in taxi di notte in compagnia di un tassista non proprio affidabilissimo, delle lunghe camminate nelle periferie, delle sue esperienze londinesi, del suo processo creativo.
Ed è proprio quando parla con quella sua estrema schiettezza, con il suo napoletano, con una simpatia innata, e quando attacca a cantare che ci si rende conto che è vero che alcune persone non hanno bisogno di creare intorno a sé un’aura artificiale per suggestionare gli altri, come Francesco chi l’aura ce l’ha coinvolge e riempie i cuori degli altri che per per quelle due ore si sentono veramente coinvolti in quell’emozione.
Non entrerò nel merito della qualità musicale, perché non ne sono all’altezza, a me Francesco piace e mi basta. E mi piace più dal vivo, perché ritengo abbia la stoffa dell’affabulatore, dell’attore in senso pieno che potrebbe anche a volte recitare solo alcuni suoi testi perché, a prescindere dalla mirabile ricerca musicale che Di Bella & Co. hanno portato avanti in tutti questi anni, non facendosi mancare nulla e producendo suoni di altissima qualità, oltre tutto questo io credo che di Di Bella bisogna iniziare a parlare anche di poesia, poesia quella vera, quella che almeno per aspirazione e ispirazione lo avvicina a Di Giacomo, Murolo, Eduardo.
Nel modo di esporre e di cantare e parlare ad un certo punto mi ha riportato a Viviani. Non essendo nonostante e mio malgrado un retroguardista, ma auspicando sempre e comunque il futuro per quanto incerto delle cose, questi nomi che ho fatto possono essere solo per Di Bella un esempio da evocare per poi, come ormai già da anni, scrivere le sue canzoni nel pieno della sua contemporaneità.
Tutto l’album ‘O diavolo andrebbe inserito in un’antologia di musica e poesia napoletana, sebbene poi, quando ci penso, credo sia meglio che non accada, non solo per Francesco ma per tutti gli artisti che hanno la capacità di dire sempre cose nuove e l’avranno fino alla fine. Ecco che mi auguro il tempo delle antologie arrivi il più tardi possibile per tutti e che nessuno si faccia sopraffare da “facili entusiasmi e ideologie alla moda” perché la vera arte è anarchica, piaccia o non piaccia, e chi non è anarchico può essere bravo ma non un’artista.
Chiaramente Francesco Di Bella lo è. A prescindere.
Autore Nicola Guarino
Nato a Napoli nel 1972, è diplomato all'Accademia napoletana d'arte drammatica e ha una qualifica di "Esperto in regia cinematografica e televisiva" rilasciata dalla Regione Campania. Si occupa di regia televisiva e cinematografica. Noto per il suo interesse per l'ufologia, è Socio Onorario del Centro Ufologico Nazionale, ne è stato consigliere, ricercatore e articolista.
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