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Finale della rassegna in-Chiostro, tra passione e mistero

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Cosimo Alberti e Massimo Frenda


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Un ritorno alla normalità con un finale intenso tra la tradizione del ballo popolare del noto attore Cosimo Alberti e il reading intimistico di Maurizio de Giovanni, uno degli scrittori più apprezzati e amati nel panorama letterario nazionale

Una serata intensa ha contraddistinto il finale della rassegna letteraria in-Chiostro che si è tenuta, ad ingresso libero, presso il meraviglioso Chiostro di San Domenico Maggiore a Napoli, uno dei complessi monumentali più belli della città partenopea.

Ovviamente tutto è avvenuto nel pieno rispetto del protocollo sanitario vigente. L’evento aveva aperto i battenti il 3 settembre e con la serata del 26 ha visto il suo epilogo tra l’entusiasmo del pubblico e l’orgoglio degli organizzatori.

Un bagliore nel buio che oggi vive il mondo della cultura: il tutto generato dall’intuizione delle case editrici Valtrend, inKnot e Homo Scrivens che da sensibili promotori sono riusciti a realizzare, anche, con il contributo dall’Associazione Campana Editori, ACE e la collaborazione con l’Assessorato alla Cultura, questi incontri suddivisi nell’arco di quattro fine settimana, dal giovedì pomeriggio alla domenica sera, aprendoli nell’ambito di Estate a Napoli 2020.

Si sono vissute giornate piacevoli e interessanti che hanno permesso non solo agli addetti ai lavori ma ad un ampio pubblico, fatto soprattutto di gente comune, coinvolta anche grazie ad un significativo e apprezzato passaparola, di tornare alla normalità confrontandosi con un tema che dovrebbe essere caro e meritevole delle attenzioni di tutti: la Cultura.

Fra presentazioni di libri, reading, approfondimenti ed altro ancora si sono succeduti ben 39 autori, alternando sul palco firme note con altre non ancora salite alla ribalta.

Tra scrittori già riconosciuti nel panorama nazionale e autori emergenti, le tredici case editrici hanno presenziato sfruttando questo evento per consentire la rifocalizzazione del tessuto sociale con la loro realtà, riavvicinando la gente ai libri e cercando con determinazione di alleggerire il periodo nero che vive il settore in questo momento.

È  sotto gli occhi tutti il danno economico che la cultura e l’arte hanno subito: gli effetti della pandemia ha causato perdite milionarie per una filiera che comprende non solo musei, siti archeologici, monumenti, ma anche librerie, teatri, cinema e gallerie.

Parlano i numeri: quest’anno saranno 21 mila i titoli pubblicati in meno, anche se si concretizzerà il recupero, 12.500 le novità in uscita bloccate, 44,5 milioni le copie che non saranno stampate e 2.900 i titoli in meno da tradurre.

Nella fattispecie i piccoli e medi editori rischiano di essere decimati: quasi un editore su dieci, 9%, sta valutando la chiusura già nel 2020; a fine 2020 si stima che la riduzione dei titoli dei piccoli e medi editori sarà del 32%. Questo vuol dire 21.000 opere in meno, il 54% di tutte quelle che andranno perdute nel 2020.

Le librerie con il lockdown hanno avuto in dieci settimane 140 milioni di minor fatturato, pari a circa 45 milioni di euro di mancati utili lordi.
Non bisogna aggiungere altro per capire la drammaticità della situazione che ineluttabilmente comporta conseguenze pesanti anche sul piano dell’occupazione.

La tragica considerazione che emerge è che oggi la cultura è un tema buono per scaldare certi salotti e per crearsi quell’aurea di benpensante che una fetta della cosiddetta “intellighenzia” e buona parte delle istituzioni mira per lavarsi le mani e per affrontare con ambiguità le serie criticità che invece chiedono piani di azioni e di sviluppo concreti e ambiziosi.

Ecco che questo evento ha avuto la sana volontà di provare a riprendere il discorso interrotto tra libro e pubblico, portando una ventata di gioia pura e di voglia alla normalità con una serie di incontri che hanno offerto una iniziativa giovane, coraggiosa e ben confezionata.

Ricucire quel filo interrotto col pubblico, con la gente che ama la cultura

come ha onestamente e correttamente affermato Mara Iovene, che oltre a far parte dell’Associazione Campana Editori, gestisce, con Mario Marotta, la casa editrice Valtrend.

La chiusura è stata pirotecnica per l’esuberanza del protagonista ma, non per questo, non si è rivelata elegante, solcando con genuina raffinatezza il mare nostrum della tradizione.

Il finale è stato affidato a Cosimo Alberti, in compagnia dell’editore, dell’architetto Fiorella Mainenti, significativa la sua rilettura nel tempo della tradizione musicale della tammurriata nell’ambito architettonico e artistico, e della scrittrice Yvonne Carbonaro, fine e competente nella sua divulgazione storica – culturale.

Cosimo Alberti e Tony Saggese

Accompagnato dal Maestro Tony Saggese, che si è rivelato completo e potente nel suo esercizio, nelle performance canore e strumentali con le tamorre, l’artista Cosimo Alberti ha presentato la sua opera ‘Tammurriata. Riti e Miti di una Sirena Millenaria’ dove sono riportate e delineate con garbo e cura, oltre che competenza, la storia e il mito, i testi delle più importanti ballate e finanche un calendario delle più significative festività a cui si può partecipare per apprezzare questa antica e suadente tradizione.

L’attore partenopeo, volto noto grazie anche alla storica social soap Un Posto al Sole non si è risparmiato: con verve senza perdere mai il filo logico del tema ha raccontato e recitato partendo da alcuni passi del suo scritto.

Le origini salentine si sono “accertate”: l’amore per le danze popolari si è avvertito e ha stretto in una morsa calda e passionale tutto il pubblico accorso numeroso nella meravigliosa Sala del Capitolo del Complesso monumentale.

Un mini-spettacolo dove canto, danza e storia si sono miscelate e hanno dato fuoco ad uno show più che ad una vera e canonica presentazione del libro. Un gioco conturbante e liberatorio che ha trovato nell’Alberti un sicuro e placido approdo.

Egli è la conferma che abbiamo in casa attori che per dote e fisicità non sono inferiori a quelli che certi palinsesti televisivi e cinematografici ci impongono: ha dalla sua un’innata capacità di tenerti per mano e di rendere simpaticamente affascinante, senza tediare mai, temi che nascono dalle nostre origini contadine, passaggi e visioni di un mondo permeato dal mistero: da diavoli e streghe, madonne e santi, cibo e sesso.

Ritmo, accenni comici e carezze drammatiche: perché l’arte della tammurriata, della pizzica, della tarantella è l’arte primitiva che non possiamo dimenticare perché è l’inizio di ogni nostro passo e di ogni nostra prima parola.

Alla fine della presentazione, Alberti ha salutato il pubblico sfrenandolo in una ultima corposa e frizzante tammurriata, fra allegria e passione, parola tanto cara, a giusta ragione, all’attore napoletano nato a Gianturco.

Maurizio de Giovanni

Il finale della rassegna, come abbiamo anticipato, è spettato allo stimato Maurizio de Giovanni. Autore con una creatività infinita, attento indagatore non solo degli incubi ma, anche, del male che si cela spesso dietro alla normalità. de Giovanni è stato ancora una volta elegante e diretto, essenziale e ironico, sincero e anche commuovente.

Ha presentato la sua ultima opera ‘Troppo freddo per Settembre’, secondo romanzo incentrato sulla sua nuova protagonista, la dottoressa Gelsomina Settembre, detta Mina, che lavora in un consultorio dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Una quarantenne divorziata, con una madre che non nasconde la sua asprezza, con un collega, di cui è innamorata bello come certi attori hollywoodiani, con un portiere dello stabile che non le toglie gli occhi da un seno prosperoso che, nonostante lei provi spesso a coprire, quasi a negare, è ineluttabilmente un suo marchio di fabbrica.

de Giovanni, nel suo reading, è stato accompagnato dalla struggente arte musicale del sax di Marco Zurzolo. Il suono vigoroso e al contempo dolcissimo dello strumento ha fatto da cornice alle parole che lo scrittore sessantaduenne napoletano ha tratto dalla sua ultima fatica.

Veri capitoli di un romanzo che sembra divertirlo e stupirlo ogni volta che lo rilegge, segno di un’ispirazione autentica e di una voglia di immedesimazione che solo certi grandi scrittori hanno come dote.

Nel raccontarli pareva scorrere, come in film immaginario, le scene e sentire la voce di questi personaggi che hanno, almeno loro, di sicuro trovato un autore che li ama e li protegge, li richiama e fa vedere loro come va il mondo dal buco di una scrittura semplice, arguta, leale e verace.

E poi delinea magistralmente i contorni e quei personaggi o figuri che classifichiamo come di secondo piano. È sicuramente una Napoli meno spettrale e caotica, rispetto a quella del Commissario Ricciardi e dell’Ispettore Lojacono, per citare due filoni su cui ha lavorato e ancora oggi lavora il nostro, ma è comunque una città che sembra volersi risvegliare da un torpore addomesticato e la naturale bellezza e genuinità di Mina possono aiutarla.

La qualità delle opere di de Giovanni, da poco anche Presidente del ‘Comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano’, è tangibile, perché se parla della polvere, dopo ti senti le mani appiccicate o ruvide, se scrive di un assassinio hai paura di essere chiamato a testimoniare, se parla di amore l’anima ha un sussulto che ti fa danzare tra l’abisso e il futuro.

Emozionante il saluto al pubblico sulle parole tratte da ‘Il concerto dei destini fragili’, un romanzo nato nel diluvio pandemico, che ha voluto ricordare a tutti i presenti che nulla è ancora finito, che la battaglia continua e che non bisogna mai, fino a prova contraria, abbassare la guardia.

Nelle parole di uno dei protagonisti di questo romanzo doloroso e nostalgico, ma anche duro e speranzoso, lo scrittore ha abbracciato, non senza commozione anche personale, il pubblico accorso applaudente ed ipnotizzato.

In conclusione, dobbiamo essere grati a questi eventi che riavvicinano alla normalità la gente comune, permettono ai piccoli e medi editori di esistere e di resistere, consentono a firme meno celebri di avere la possibilità di essere conosciuti e apprezzati, e, a chi è già famoso, di ricostruire verso il suo pubblico quel legame che ancora oggi stiamo cercando delicatamente e ossessivamente di ricucire verso il mondo e dentro noi stessi.

Anche solo per averci pensato e creduto la Valtrend, l’inKnot e Homo Scrivens meriterebbero maggiore fiducia e supporto da parte di tutti noi.

‘Tammurriata. Riti e Miti di una Sirena Millenaria’ di Cosimo Alberti -Valtrend Editore – €15,00
‘Troppo freddo per Settembre’ di Maurizio de Giovanni – Einaudi Editore – €18,50
‘Il concerto dei destini fragili’ di Maurizio de Giovanni – Solferino Editore – €13,00

Maurizio de Giovanni

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.