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Fausto Coppi e Alfred Hitchcock: una sfida impari

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Lo so non è considerato tra i suoi migliori, ma il film di Hitchcock che preferisco è “Il delitto perfetto”. Inizialmente mi è piaciuto in maniera istintiva e poi “da grande” ho capito perché mi piaceva tanto. Perché è teatro. Un teatro che non rinnega se stesso come spesso accade per le opere teatrali che vengono prestate alla pellicola, ma un teatro che sfrutta le possibilità del dettaglio, quel dettaglio che fa da cassa di risonanza alla paura. Le forbici, la borsa di lei, il telefono…. Cercano di avvertire che c’è pericolo!!!

delitto-perfettoIl tipico approccio, invece, per il regista che vuole mettere in scena un racconto teatrale è quello di aggiungere tutte quelle inquadrature che non sarebbe possibile inserire in scena a teatro, nella sua conversazione con Truffaut, Hitch a questo proposito commentò appunto che

nella commedia un personaggio arriva da fuori in taxi; allora nel film i registi fanno vedere l’arrivo del taxi, i personaggi che escono dal taxi pagano la corsa, salgono le scale, bussano alla porta, entrano in camera (…)

E quel matto di Hitch invece che ti fa??? Un bel buco nel pavimento nel quale inserire la macchina da presa per mantenere il alfredo-panicuccipunto di vista dello spettatore teatrale! Si sono sprecate parole per magnificare questo splendido regista, eppure fu snobbato al festival di Venezia!

Siamo nel pieno del 1954 e già i nervi degli organizzatori del Festival del cinema di Venezia sono allo stremo per la morte di Alcide De Gasperi che rischia di far saltare l’intera manifestazione.

Alfredo Panicucci ci racconta:

Poi è stato deciso di rispettare la data fissata limitando il lutto all’abolizione del fastoso ricevimento che, ogni anno, segue puntualmente la proiezione. Sono mancati i discorsi con i quali ministri e sottosegretari auspicavano “il raggiungimento di mete sempre più alte”. Non è stato un gran danno.

Questa analisi divertente segue con una serie di considerazioni che mettono in evidenza che lo stesso Festival non era considerato dalla stampa dell’epoca questa vetrina “culturalmente significativa” del cinema.

pro-memoriaAl celeberrimo “La finestra sul cortile” viene affidato il compito di aprire le proiezioni di quell’anno, ma ahinoi riceve un’accoglienza a dir poco tiepida da parte della platea, a detta sempre del nostro cronista…

A rendere ancora più complicata l’attenzione alla settima arte è la presenza di Fausto Coppi nella fase finale dei campionati di ciclismo su strada a Solingen: non solo il povero Hitch con il suo capolavoro “La finestra sul cortile”, ma pure Gloria Swanson aveva penato per attirare l’attenzione.

A concludere il pezzo giornalistico la ferocissima considerazione

Durante questo giallo che “non fa dormire” ci è capitato di scoprire appisolato sulla nostra spalla destra un funzionario della Mostra; alla nostra sinistra si era addormentato un illustre critico francese. Entrambi, nel pomeriggio, avevano sopportato gli effetti del Campionato del mondo; il primo addoloratosi per la sconfitta di Coppi; il secondo esaltatosi per la vittoria di Bobet. Se i risultati sportivi si fossero capovolti, quelli cinematografici sarebbero rimasti identici.

pubblicoInsomma pura crudeltà!! Ma dove la trovi oggi, fatta eccezione per Dagospia, tanta gioiosa irriverenza. Mai e poi mai ammettere che un funzionario ed un critico dormano durante una proiezione.
Ma dissento fortemente dall’opinione di questo ardito cronista. “La finestra sul cortile” è un gran film, come “Delitto perfetto”. Anche questo con un occhio alla messa in scena teatrale, dal momento che l’azione è costretta in uno spazio limitato quasi esclusivamente alla stanza dell’ottimo James Stewart/”Jeff” Jeffries… e poi Ma quanto è bella Grace!

Non lasciamo comunque al solo Panicucci lo spazio del detrattore di questo film, dal momento che lo stesso Morando Morandini per “Settimo Giorno”, scrive che “Rear Window” è un “giallo abbastanza abile, ma la vicenda è troppo statica, troppo prolissa”, ma più generosamente conclude che “il film è stato molto applaudito”!!!

Qual è la verità??? Forse Morandini non amava troppo il ciclismo…
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Autore Barbara Napolitano

Barbara Napolitano, nata a Napoli nel dicembre del 1971, si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è legato alle dirette televisive dedicate a opere teatrali e liriche. Come regista teatrale e autrice mette in scena ‘Le metamorfosi di Nanni’, con protagonisti Lello Arena e Giovanni Block. Per la narrativa pubblica ‘Zaro. Avventure di un visionauta’ (2003), ‘Il mercante di favole su misura’ (2007), ‘Allora sono cretina’ (2013), ‘Pazienti inGattiviti’ (2016) ‘Le metamorfosi di Nanni’ (2019). Il libro ‘Produzione televisiva’ (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Ha tenuto i blog ‘iltempoelafotografia’ ed ‘il niminchialista cinematografico’ dedicati alla multimedialità.