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Da domani Internet abolito e smartphone usati solo per telefonare

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Immaginate la scena. È il 2025 e una clamorosa decisione scuote il mondo: Internet è stato abolito.

Stop. Finito. Nessun Wi-Fi, niente più app, social, Google o streaming. Il ritorno al passato è deciso: benvenuti negli anni Novanta, prima del BlackBerry e molto prima degli smartphone.

Che fare?

I nativi digitali, quelli che non hanno mai visto un mondo senza Internet, sarebbero i primi a cadere nel caos più totale.

Come si viveva senza Google Maps? Senza Instagram o TikTok? Come si ordinava una pizza senza un’app? E, orrore degli orrori, come si parlava con qualcuno faccia a faccia senza l’ausilio di una chat?

Per loro, il blackout digitale sarebbe un cataclisma peggiore della fine del mondo. E non voglio pensare a chi ha fatto di TikTok e YouTube il proprio lavoro. Corrono il rischio di dover usare le mani in una fabbrica!

E gli studenti?

Pensiamo a questa generazione non a caso definita copiaincollahce dovrà prendere in mano una penna e dovrà pensare che non ha a disposizione un servizio di correttore automatico.

E i boomer?

Beh, anche molti di loro non se la caverebbero benissimo. Certo, ricordano ancora le cabine telefoniche e le enciclopedie, ma è passato troppo tempo.

Come si fa a rinunciare alla comodità dell’home banking o del vocale su WhatsApp per spiegare al nipote che il telecomando non funziona? Alla fine, anche i boomer ammetterebbero che tornare indietro è un incubo.

Siamo sinceri; è impossibile.

Proviamo ad essere seri per un momento: Internet non è solo Facebook e Netflix. La pubblica amministrazione funziona (quasi bene) grazie ai portali online. Abbiamo persino un Ministero dedicato alla transizione digitale.

Il processo telematico è una realtà (perfettibile) nella giustizia. Comunicazioni, informazione, marketing e ogni altro settore sono intrecciati alla rete.

E poi, chi pagherebbe la spesa senza una carta collegata allo smartphone? Qualcuno si ricorda ancora come si legge un giornale cartaceo?

Abolire Internet è irrealizzabile. Eppure, sarebbe interessante osservare il caos. Forse scopriremmo che il mondo va avanti lo stesso, anche se più lentamente. Forse impareremmo di nuovo a parlare con le persone senza fare affidamento sui meme o sulle gif animate. Ma soprattutto, ci renderemmo conto di quanto siamo diventati dipendenti da questa gigantesca ragnatela invisibile.

Internet è una di quelle invenzioni che, se abolite, getterebbero il mondo in un paradosso degno di un romanzo distopico.

Pensateci: niente più polemiche social, niente fake news a portata di clic, niente più discussioni accese sui vaccini tra perfetti sconosciuti.

Ma, al contempo, nessun accesso immediato alle informazioni, nessuna condivisione delle idee in tempo reale, nessun ponte digitale che unisce il mondo.

E così, mentre alcuni di noi tornerebbero a scrivere lettere con la stilografica e altri a cercare vecchie mappe stradali, ci accorgeremmo che abolire Internet è come abolire la luce elettrica: un salto indietro che illuminerebbe solo una verità scomoda.

Viviamo ormai in simbiosi con la rete, e questo è tanto un privilegio quanto una prigionia. Non possiamo più farne a meno, ma forse dovremmo imparare a disintossicarci un po’.

Non è Internet il problema: siamo noi, che lo usiamo per lamentarci più che per costruire.

Perciò, se un giorno qualcuno decidesse davvero di spegnere l’interruttore, sapremmo almeno cogliere l’occasione per ripensare a cosa ci siamo persi mentre eravamo occupati a scrollare?

O ci metteremmo semplicemente in fila, nostalgici, davanti a una cabina telefonica, con una manciata di gettoni in mano e una domanda in testa:

Ma come facevamo a vivere senza?

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.