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Cuore di madre, cuore di figlio

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Cuore di madre, cuore di figlio


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E mentre gli uomini guardavano il mare, qualcosa nel mondo mutò.

È accaduto nel cuore dell’estate: è stata come un’ombra che si è calata sul sorriso di alcuni; una folata di vento freddo che ha interrotto quell’afa che ci ha attanagliati per giorni; come una lacrima amara di sgomento che ha stupito chi non sapeva, chi non conosceva, sbaragliando chi scongiurava che quel giorno non arrivasse.

Nel momento in cui si nasce, così come in quello in cui si muore, la terra si salda al cielo, tornando ad essere quel tutt’Uno che permea l’Universo.

Ma in realtà, cosa c’entro io in tutto questo?

Prima di iniziare a scrivere, me lo sono chiesto una, dieci, cento volte, non trovando risposta né soluzione. Questo perché mi lasciavo ingannare dal lato effimero della materia, pesante e dolorosa come una montagna caduta tutto d’un colpo sulla terra. Poi però ho intuito: non riguarda me, ma il mio spirito e quello di tanti altri, forse di tutti. Oggi, per la prima volta dopo tutto questo tempo, ho compreso l’essenza di quel dolore che io stesso, mi porto dentro da tanto.

Nel cuore dell’estate, una giovane donna, forte come una leonessa e audacemente aggrappata alla vita ha lasciato la fisicità del nostro mondo. Era una donna temprata e coraggiosa, ma soprattutto piena d’amore per il figlio che ha tanto desiderato e amato.

I suoi occhi erano gli occhi di lui; il suo spirito si infonde in quello del figlio; la sua voce risuona in quella del suo bambino. Ogni cosa di lei è in lui, e quest’antica appartenenza lo accompagnerà per sempre. A ogni passo dato da lui, lei vi sarà accanto, pronto a sostenerlo e a guidarlo nel restante percorso della sua vita, a cui lei parteciperà comunque, anche se in altra forma e sostanza. Lei c’è e lo vive; lui l’avvertirà nei momenti in cui la ricorderà e non sarà mai solo.

È un dolore infuocato quello lì; inizialmente può apparire invalicabile e insormontabile. Poi però accade che un giorno, forse di mattina o di sera, per un soffio di vento o un barlume di luce o la mano affettuosa di qualcuno che ti sta vicino, comprendi che hai un senso, che tutto ha un senso, anche se non lo riconosci facilmente.

Il dolore ti cambia, ti modella, ti lima con la sua forza irruente. T’infuoca nella tua rabbia implosa di sempre. Ti sfonda le pareti del cuore, distruggendo i limiti che tu stesso ti sei cucito dentro nel corso della vita.
Ti dà la visione chiara di chi sei, del tuo essere, del tuo sentire più intimo. Ti fa capire in un’unica ora di lezione, quello che hai tralasciato nel corso degli anni. Ti stacca da quello che eri prima con una velocità tale che tu stesso non sei in grado di percepire il momento del passaggio, tra il vecchio io e quello nuovo, tra quello che eri una vita fa e quello che stai diventando adesso. Il dolore non ha maschere perché egli stesso ti smaschera di quella corazza d’ipocrisia che ogni uomo è tenuto a indossare per non soccombere. Gli uomini hanno paura del dolore, perché sanno bene che questo fuoco ti assale l’anima a tal punto da rinnovarti in qualcosa d’ignoto che fa paura e intimorisce chi crede soltanto all’effimero. Il dolore è dolore e quando arriva… non puoi dire di no.

Te lo ricordi qual è stato il mio primo dolore?
Namastè – in viaggio verso te – Antonio Masullo – 2012

Ecco cosa è accaduto oggi: mi sono ricordato di quel dolore, del mio primo dolore, guardando negli occhi di quel bambino all’uscita da scuola che, con sguardo mutato e prematuramente savio, cercava qualcuno tra le persone venute a prendere gli altri bambini; qualcuno che prendesse anche lui, anche se lei non c’era.

Per un attimo il mio sguardo ha intercettato il suo e in quel preciso istante ho ricordato, in piena effusione spirituale, l’eterno e potente legame di un cuore di madre, con un cuore di figlio. Mi sono ricordato di quando ero figlio anch’io e di come quella sensazione, anche se raramente, mi permea ancora l’anima, vibrandomi dentro come un tempo, ora più di allora.

Per quanto il tempo possa ingannare l’Uomo, posso ben dire che si resta per sempre figli, anche quando si avverte la falsa percezione di essersi dimenticati di quella calda e amorevole sensazione; un cuore di madre non dimentica mai un cuore di figlio e viceversa.

È un canone inverso, scritto dalla purezza dell’Amore che risuona all’unisono nella sinergia di due spiriti legati in questa, come nell’altra vita.

I legami in terra sono perenni e perpetui anche nello Spirito, per mezzo della volontà delle Anime ospitate temporalmente dai corpi di materia.

Non ho bisogno di credere; adesso so e sono.
Carl Gustav Jung

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".