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Comunità digitali: il mutamento del mondo è sotto i nostri occhi

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Come le comunità online stanno trasformando le nostre relazioni, l’identità e il nostro futuro sociale

Viviamo in un’era che sta cambiando a una velocità impressionante. Le comunità digitali sono il cuore pulsante di questa trasformazione, un fenomeno che ha rimodellato ogni angolo della nostra vita.
Nella vastità di Internet ci siamo connessi, ma allo stesso tempo ci siamo persi.

Abbiamo trovato nuovi amici, ma anche nuove solitudini.
Abbiamo scoperto informazioni incredibili, ma anche distorsioni della realtà, e soprattutto, assistiamo ad un mutamento che non avremmo mai immaginato.

Le comunità digitali sono diventate il terreno fertile per la nascita di movimenti sociali, scambi culturali e reti di supporto.

Facebook e Instagram sono diventati luoghi prediletti di aggregazione per milioni di persone, dove le amicizie avvengono prevalentemente tra sconosciuti che non si è neppure certi se siano persone reali o virtuali create con l’intelligenza artificiale, ma se anche di persone vere si tratta, certamente nessuno è in grado di distinguerne personalità ed intenzioni.

Eppure, si pubblicano foto e parti di vita, immaginando di rivolgersi alla schiera di amici ai quali è piacevole raccontare un pezzo non indifferente del proprio vissuto, che, come spesso accade alquanto diffusamente, viene poi catturato per analizzare comportamenti quotidiani, nonché abusato da una pletora di malintenzionati troppe volte impuniti.

Reddit, piattaforma di social news e intrattenimento, permette ai redditor, ossia agli utenti registrati, di pubblicare post sulle sue infinite subreddit, le sottosezioni dedicate ad uno specifico argomento, e creare spazi per ogni tipo di interesse: dalla tecnologia all’arte, dalla politica alle cause sociali, aggiungendo commenti e voti da accodare ai precedenti di altri.

Twitter, con il suo microblogging, ha dato vita agli hashtag, parole chiave con funzione di aggregatori tematici contraddistinte dal simbolo cancelletto #, e ha alimentato correnti globali come #MeToo, corrente femminista contro le molestie sessuali, e Black Lives Matter, movimento di protesta fondato nel 2013 negli Stati Uniti, per la liberazione degli afroamericani dalla supremazia dei bianchi, unendo voci da tutto il mondo in un’unica causa.

E non dimentichiamo TikTok, che ha trasformato l’intrattenimento digitale e la cultura giovanile, dando spazio ad una creatività senza limiti.

Queste piattaforme, così diverse nei loro obiettivi e funzionalità, condividono un aspetto fondamentale: la creazione di spazi digitali dove ogni individuo può sentirsi parte di qualcosa di più grande, pur rimanendo a distanza.

Ma cosa accade quando queste comunità si incontrano con la realtà?

Oggi, con un semplice clic, possiamo entrare in contatto con qualcuno dall’altra parte del mondo. In un istante, le barriere geografiche si dissolvono e ci ritroviamo a condividere pensieri, emozioni, storie. Le comunità digitali ci hanno regalato la possibilità di sentirci più vicini, più uniti.

Ma la connessione globale ha un prezzo. La velocità e la superficialità delle interconnessioni online hanno creato legami più fragili, meno autentici. Le relazioni vere, quelle che costruivamo con il tempo e la cura, ora sono schiacciate dalla rapidità di un messaggio, dal bisogno di risposte istantanee, da un ‘mi piace’ che ci fa sentire momentaneamente amati.

Ci stiamo dimenticando della profondità delle relazioni, sostituendole con una molteplicità di interazioni che non lasciano spazio per la vera intimità.

La rete è diventata una risorsa infinita di conoscenza e le comunità digitali ci hanno dato un potere che mai avremmo pensato di avere: l’accesso immediato a qualsiasi informazione, scoprendo, in pochi tocchi, notizie, opinioni e storie.

Celano, però, un lato oscuro che non possiamo ignorare: il fenomeno del continuo eco, noto come echo chambers, che consiste nel venire in contatto con idee e opinioni poi prescelte, poiché simili alle proprie, limitandosi a mere riconferme di ciò per cui si è già convinti, senza alimentare dibattiti costruttivi per mettersi in discussione ed accrescere la propria consapevolezza del mondo, evitando di cadere nella trappola delle fake news, specialmente quelle che vanno a rafforzare preesistenti posizioni personali.

Rinchiusi in bolle di idee simili alle nostre, rafforziamo le convinzioni già presenti, eludendo il dubbio, con conseguente disinformazione, che, viaggiando più veloce di una verità, si infiltra in ogni angolo, minando la fiducia nella realtà.

Un infinito costante flusso di informazioni e contenuti, modella pensieri e congetture nell’inconsapevole incertezza su chi detenga veramente il controllo di ciò che leggiamo e quale sia la verità, in un ambiguo disequilibrio tra libertà e manipolazione.

Mai prima d’ora le voci degli individui sono state così potenti, grazie alle comunità digitali che rendono più semplice dialogare, protestare, mobilitare grandi gruppi di persone e movimenti, sollevando rimostranze che hanno infiammato il mondo, a conferma di quanto la rete possa essere un’arma potente per il cambiamento sociale.

Ogni tweet, ogni post può diventare una scintilla che accende una protesta globale caratterizzata da solidarietà e lotte nella speranza di una realtà migliore, diffondendo i valori su scala planetaria, senza limiti e confini.

Ma c’è anche un rovescio della medaglia.

La potenza della rete non ha solo illuminato il cammino della giustizia, ma ha alimentato, con rilevanti effetti, anche l’odio, la divisione, l’intolleranza.

La polarizzazione ha preso piede, le opinioni si sono radicalizzate e le comunità sono diventate campi di battaglia dove le idee si scontrano con violenza.

La stessa velocità che ci ha permesso di conquistare la libertà, può ora condannarci alla divisione, cambiando il corso di una nazione.

Tuttavia, la rapidità con cui le informazioni sono accessibili può essere tanto devastante quanto positiva, offrendo nuove modalità e opportunità: lavoro da remoto, e-commerce ed economia dei contenuti, piattaforme online che mettono in contatto professionisti freelance con clienti in cerca di servizi professionali, come Upwork, Fiverr, YouTube, abbattendo le barriere tradizionali del mercato del lavoro, per cui chiunque, ovunque, può costruire la propria carriera con maggior potere di decidere il futuro per sé.

Eppure, questa nuova libertà porta con sé un prezzo.

Dietro ogni opportunità c’è l’incertezza del lavoro precario, della competizione globale, che abbassa i compensi economici, e della continua ricerca di nuovi clienti o follower per confermare il valore della propria presenza.

I social media ci hanno reso tutti ‘prodotti’, costringendoci a vendere noi stessi per guadagnare un po’ di visibilità, mentre successo e ricchezza possono restare un’illusione dietro ogni angolo, oscurate dall’ombra di una invisibilità molte volte definitiva.

Allo stesso tempo, offrono uno spazio in cui possiamo essere finalmente liberi da pregiudizi ed esplorare noi stessi senza paura di essere giudicati. Le nostre identità non sono più monolitiche, ma fluide, in continua evoluzione.

Si apre un mondo di opportunità e di sfide, e ogni individuo può dare una voce, che può essere facilmente soffocabile dal rumore della rete, dove l’emancipazione e la connessione si intrecciano con la manipolazione e l’isolamento, ed essere parte di un cambiamento globale si scontra con il rischio di perdere il contatto con la realtà.

Siamo in un momento di transizione, catapultati in un futuro di relazioni e identità, le quali dipendono dalla capacità di gestire il potere che abbiamo nelle nostre mani, per divenire crescita o distruzione, connessione o alienazione.

Le comunità digitali hanno preso d’assalto la nostra identità, imponendoci modelli da seguire, standard di bellezza da raggiungere, successi da emulare, esasperando la ricerca di approvazione, il bisogno di essere visti e accettati, sollecitando la costruzione di versioni idealizzate di noi stessi in un mondo dove ogni post, ogni immagine pubblicata, definisce il nostro essere.

Quando l’unica realtà che vediamo è quella surreale, quando ogni nostra scelta è una risposta alla pressione sociale, siamo davvero noi stessi?  Forse è giustificato l’interrogativo: ‘Chi siamo davvero?’

Un quadro che evidenzia chiaramente il mutamento radicale del nostro modo di vivere, comunicare ed interagire, non privo di preoccupazioni che, pur offrendo vantaggi in termini di interazione globale, opportunità economiche e crescita personale, comportano sfide che meritano attenzione.

In primo luogo, il fenomeno delle eco-chambers e della disinformazione ci costringe a riflettere sull’allarmante rischio di polarizzazione e manipolazione delle informazioni.

Se non gestite correttamente, le comunità digitali possono diventare terreno fertile per la diffusione di idee radicali, estremiste o erronee, minando la qualità del dibattito pubblico e aumentando la divisione tra individui.

Inoltre, la rapidità e la superficialità delle interazioni online hanno un impatto sul nostro benessere psicologico, riducendo la profondità della comunicazione in una società sempre più interconnessa e allo stesso tempo sempre più sola, alla continua ricerca di approvazione e nella costante esposizione alla vita perfetta attesa degli altri, alimentando insicurezze e distorsioni della realtà.

Nonostante questi rischi, le comunità digitali non sono intrinsecamente negative. Se utilizzate con prudenza e consapevolezza, promuovono il percorso evolutivo della società e l’abbattimento delle barriere geografiche.

Il vero problema non è la loro esistenza, ma come le utilizziamo.

Pertanto, educarsi al loro corretto uso, sviluppare un pensiero critico nei confronti delle informazioni che riceviamo, saper distinguere tra realtà e illusione, sono le pratiche fondamentali per sfruttarne il potenziale positivo, l’opportunità di crescere, di costruire qualcosa di più grande di noi stessi, senza cadere nelle trappole della superficialità e della macchinazione.

Imparare ad utilizzarle con coscienza e pensiero critico, stabilirà l’adeguato equilibrio indispensabile per evitare di cedere completamente alla tentazione di vivere in un mondo virtuale che spesso distorce la nostra percezione della realtà.

Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.