Il 25 gennaio Santa Messa presso la chiesa collegiata di Santa Maria Assunta in piazza Tre Novembre ad Arco (TN)
Quest’anno ricorre il 131° anniversario del pio transito del Servo di Dio Francesco II di Borbone (Napoli, 16 gennaio 1836 – Arco, 27 dicembre 1894), ultimo Re delle Due Sicilie (22 maggio 1859 – 20 marzo 1861), Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Inoltre, ricorre l’11° anniversario della beatificazione di sua madre, S.M. Maria Cristina di Savoia, avvenuta il 25 gennaio 2014 presso la Real Basilica di Santa Chiara in Napoli.
In commemorazioni di tali eventi, la Delegazione del Triveneto ed Emilia della Sacra Milizia organizza la celebrazione di una Santa Messa alle ore 11:00 di sabato 25 gennaio 2025 presso la chiesa collegiata di Santa Maria Assunta in piazza Tre Novembre ad Arco in Provincia autonoma di Trento.
L’imponente edificio sacro, che domina tutto l’abitato del centro storico, è uno dei monumenti più belli ed interessanti di tutta la città, oltre che punto di riferimento da sempre per la comunità arcense. Qui, negli ultimi anni del XIX secolo, trovò provvisoriamente riposo la salma di S.M. Francesco II di Borbone.
La commemorazione del Servo di Dio Francesco II di Borbone e della Beata Maria Cristina di Savoia, sabato 25 gennaio 2025 ad Arco, è promossa dai Cavalieri e dalle Dame Costantiniani della Sezione del Trentino Alto Adige, guidati dal Referente Dott. Emanuele Tassi, Cavaliere di Merito.
La celebrazione della Santa Messa commemorativa sarà presieduta da Mons. Giancarlo Battistuzzi, Cappellano Gran Croce di Merito, concelebranti Don Gianmarco Masiero, Cappellano militare della Legione Carabinieri ‘Trentino Alto Adige’ e Don Francesco Scarin, Arciprete della Collegiata, alla presenza del Nob. Paolo dei Conti Borin, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, Luogotenente per l’Italia Settentrionale della Real Commissione per l’Italia.
A seguire avrà luogo un momento conviviale in un ristorante nei pressi della collegiata.
Servo di Dio Francesco II di Borbone Ultimo Re delle Due Sicilie
Al di fuori dello stereotipo del Francesco giovane re, inesperto, dileggiato e tradito da tutti, finito a fare la vittima sacrificale in una fortezza, sotto una pioggia di bombe, vorremmo mettere in risalto aspetti diversi del monarca e dell’uomo.
S.M. Francesco II di Borbone non morì sotto le bombe a Gaeta, ma passò la maggior parte della sua esistenza in esilio, ben 33 anni. Tutti si dimenticarono di lui dopo il 14 febbraio 1861, come uno sconfitto.
Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, era stato un giovane, come tanti alla sua età, preso dalle angosce e i patimenti morali della giovinezza, cose che in lui si amplificavano per la sua condizione speciale come figlio di un Re e che un giorno sarebbe stato destinato a regnare.
Egli ha lasciato nella storia un segno più profondo di quello che ci è stato restituito dai libri di storia, un umo che ha lottato da solo con un manipolo di eroi, i suoi soldati, non il suo esercito, contro le ingiustizie, contro un disegno massonico rivoluzionario che usò principalmente l’arma della corruzione.
Egli seppe essere un giovane Re desideroso di aprirsi alle innovazioni e ai cambiamenti, che seppe adempiere anche ai doveri di soldato. Le numerose testimonianze che si evincono dai documenti che ci ha lasciato, fanno trasparire il suo vero valore e i suoi veri sentimenti.
Certamente ebbe a superare delle prove difficili nella sua esistenza, ma tutto filtrato dalla sua incrollabile fede in Dio, che sicuramente ha temperato certi drammatici momenti della sua vita.
Però, questo non scalfisce la sua figura di uomo di grande dignità e statura morale. Come monarca cristiano egli seppe rimanere attaccato ai suoi punti di riferimento, che non erano certamente materiali.
Quando qualcuno gli sottolineò la storia lo aveva ridotto a vivere in una locanda, Francesco II rispondeva che
il Re dei Re non aveva avuto ove riposar la sua testa.
Non aveva mai indugiato a dare ai bisognosi quanto poteva, privandosi pure del necessario.
Dal 16 dicembre 2020 è Servo di Dio, con l’apertura della fase iniziale della causa di beatificazione, che si spera quanto prima prosegua per portarlo verso la gloria degli altari.
Beata Maria Cristina di Savoia Regina delle Due Sicilie
La Beata Maria Cristina di Savoia, nella sua pur breve vita, ha disseminato questo mondo di preziosità edificanti. Morta a soli 23 anni in odore di santità, fu definita dai Napoletani la Reginella Santa. La fede della ‘Regina innamorata di Gesù’ era così forte, che in punto di morte rincuorava chi piangeva per lei e con il poco respiro rimasto diceva:
Credo in Dio, amo Dio, spero in Dio.
La sua figura è moderna per il suo pensiero e per le sue opere, donna profondamente credente e praticante Cattolica, figlia e moglie esemplare. Rappresenta l’esempio eclatante di un femminismo moderno, attuale e costruttivo in cui le donne, mantenendo la propria identità femminile, sono in grado di dialogare in maniera paritaria e non oppositiva con gli uomini in ogni ambito sociale, culturale e lavorativo.
Il suo esempio è attualissima, soprattutto in un periodo di estremo disagio sociale, che non si è ancora manifestato completamente. È stata una delle prime ad avviare un concetto nuovo di carità. Non più il semplice obolo, ma l’adoperarsi per offrire ai bisognosi l’opportunità di una vita migliore.
Lei stessa aveva capito che solo l’assistenzialismo non bastava e si era prodigata per il finanziamento di strutture in grado di dare lavoro a chi non lo aveva. Nei quartieri più abbandonati di Napoli aprì mobilifici e maglifici, e inserì nelle seterie del Casertano una produzione di abiti e tessuti dando lavoro e riscatto a tantissime persone.
La naturale vocazione della Real Casa delle Due Sicilie oggi, retta da S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano è quella di supportare i più deboli, coloro che sono rimasti indietro.
Non è quella di mettere barriere sociali, ma di abbassarle a favore di coloro hanno bisogno. Casomai è quella di sfruttare una visibilità e uno status sociale, se vogliamo dire ‘privilegiato’, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su questi temi. È questo lo spirito di Maria Cristina e di suo figlio Francesco II. Ed è questo quello che deve impegnare sempre più persone a lavorare a questo fine. Solo così si potrà tenere fede a questa grande eredità morale.
La Beata Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie, nata il 14 novembre 1812, era la figlia minore del Re di Sardegna, Vittorio Emanuele I, e dell’Arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo-Este. Fu la prima moglie di Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, e la madre di Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie.
Bella, mite e colta – «charmante et parfaite», la definiva il Conte di Cavour . a suo agio con ambasciatori, sovrani e lazzaroni, portatrice di una visione politica di orientamento riformista e, talvolta, apertamente liberale: sono queste le caratteristiche di Maria Cristina, che nel breve arco della sua vita sarà capace di ritagliarsi un profilo di grande spessore, a dispetto della sua estrema riservatezza.
La sovrana riuscì ad instaurare col marito un rapporto di profonda stima reciproca e ad essere al suo fianco non solo nella vita coniugale, ma anche nella vita politica e sociale, seppure in modo discreto.
Accanto a questo ‘ruolo indiretto’ spicca il vero e proprio protagonismo della regina nella gestione dell’assistenza e della beneficenza pubblica, nella promozione del mecenatismo di Stato, nell’ideazione di progetti relativi alla custodia ed alla valorizzazione dei beni architettonici e culturali del Regno.
Anche sotto il profilo delle relazioni diplomatiche, Maria Cristina è in grado di incidere profondamente dando vita ad una complessa trama di affari, capace di rafforzare la proiezione internazionale della Corona delle Due Sicilie.
Lo studio dei documenti permette di tratteggiare il volto di una regina ‘moderna’ e cosmopolita, ostile alle persecuzioni politiche – celebri sono le sue intercessioni per la sospensione della pena di morte, che hanno portato ad una moratoria per i condannati politici -, attenta ai temi dell’emancipazione, soprattutto femminile, della tutela delle arti e delle antichità, della comunicazione con le masse, dell’assistenza agli indigenti e dell’assistenza sociale di Stato, che rappresentano a tutti gli effetti un ‘surrogato’ del protagonismo politico vero e proprio.
A lei si deve l’istituzione di un opificio di letti, indumenti e coperte presso il convento di San Domenico Soriano, per distribuirne i prodotti alle famiglie meno abbienti; a lei si deve il rilancio della lavorazione del corallo a Torre del Greco e quello dell’industria serica a San Leucio, due straordinarie misure di politica economica che aspettano ancora di essere ricostruite in modo approfondito e analitico: è stata lei a percorrere sul lavoro alcuni principi della Dottrina Sociale della Chiesa.
Infatti, a lei si devono, ancora, l’estensione delle misure di protezione sociale e il rilancio delle manifatture e dei commerci in tutte le province del Regno, e in particolare nella ‘ribelle’ Sicilia, nella convinzione che solo una rinnovata presenza dello Stato e un volto più clemente della monarchia avrebbero potuto colmare la distanza fra l’isola e la capitale partenopea.
Morì il 31 gennaio 1836, non ancora ventiquattrenne, per i postumi del parto, nel dare alla luce l’unico figlio Francesco, che alla morte del padre sarebbe salito al trono, divenendo in tal modo l’ultimo Re delle Due Sicilie.
Lo stesso Francesco sarebbe stato educato nel culto di sua madre, chiamata la Regina Santa. All’unica figlia del Servo di Dio Francesco II e di sua moglie Maria Sofia di Baviera, una bambina che nacque quando i genitori erano già in esilio, venne dato il nome della nonna. La piccola Maria Cristina Pia visse però solo alcuni mesi.
Anche per via delle grazie che il popolo napoletano attribuiva alla sua intercessione, e per l’interessamento del Re Ferdinando II, il 6 novembre 1852 l’Arcivescovo metropolita di Napoli, il Venerabile Cardinale Sisto Riario Sforza, avviò il Processo sulla fama di santità, virtù e miracoli della Regina consorte Maria Cristina.
Nel corso del Processo Ferdinando II dichiarerà:
Lei mi ha insegnato a vivere e a morire.
Il 9 luglio 1859 fu dichiarata Serva di Dio da Papa Pio IX e iniziò il Processo di Beatificazione e Canonizzazione. il 6 maggio 1937 fu dichiarata Venerabile da Papa Pio XI.
A questo punto però, anche a causa della Seconda Guerra Mondiale e delle vicende conseguenti, tra cui il bombardamento di Napoli e la distruzione del complesso monumentale di Santa Chiara, la Causa subì un rallentamento negli anni seguenti. In seguito, fu proclamata la Repubblica in Italia e Re Umberto II di Savoia andò in esilio.
Poi, la causa di beatificazione e canonizzazione fu rimessa in moto dai Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia e sabato 25 gennaio 2014 presso la Reale Basilica di Santa Chiara di Napoli, dov’è sepolta nella Cappella Reale dei Borbone, si tenne il rito di beatificazione in una solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo metropolita di Napoli, concelebranti dal Cardinale legato Angelo Amato, dal Cardinale Renato Raffaele Martino e dagli Arcivescovi Tommaso Caputo, Armando Dini, Fabio Bernardo D’Onorio, Arrigo Miglio e Mario Milano.