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Comitato paritetico controllo Lombardia su riduzione inquinamento aria

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Palazzo Pirelli


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Gli esiti dell’esame condotto saranno trasmessi alla Commissione consiliare Ambiente e all’Assessore regionale competente affinché nelle prossime relazioni siano tenute in conto le osservazioni espresse

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia.

Continua la lotta di Regione Lombardia all’inquinamento dell’aria. Nonostante anche nel biennio 2017 – 2018 su tutto il territorio regionale siano stati registrati superamenti dei limiti per l’ozono, per quanto riguarda il PM10 la media annua è risultata nei limiti, grazie a una progressiva diminuzione negli anni delle concentrazioni e a condizioni meteorologiche molto favorevoli rispetto all’anno precedente.

Anche i superamenti dei limiti del PM2.5, le cosiddette “polveri sottili”, nel 2018 hanno riguardato aree più limitate rispetto al 2017.

Questa la fotografia contenuta nella Relazione sullo stato di attuazione del Piano regionale degli interventi per la qualità dell’aria, PRIA, esaminata oggi nella seduta del Comitato paritetico di controllo e valutazione, e introdotta dal Vice Presidente, Marco Degli Angeli, M5S, e da Simona Pedrazzi, Lega.

La relazione individua nel riscaldamento domestico a biomasse legnose la principale causa dell’inquinamento da PM10, 47%, confermando la necessità di un’azione sempre più incisiva in questo settore. Sono, infatti, ancora troppi gli impianti di questo tipo: il catasto CURIT, a fine ottobre 2018, registrava un parco di 71.690 impianti termici domestici a biomassa, ma si stima che quelli non ancora censiti siano anche più di 500.000.

Altra criticità riguarda il settore agricolo, individuato come la principale sorgente dell’emissione di ammoniaca, quasi il 98%, inquinante che contribuisce alla formazione di particolato atmosferico secondario. A ciò si aggiunge la situazione dei centri abitati che continuano a soffrire a causa delle emissioni di ossidi di azoto prodotte dalle motorizzazioni diesel, che contribuiscono per il 59%.

Per limitare i danni alla salute e all’ambiente, Regione Lombardia prosegue nella politica di abbattimento e di contenimento delle emissioni in atmosfera. Insieme alle altre Regioni del Bacino padano ha fatto richiesta allo Stato di aggiornare la normativa nazionale relativamente alla qualificazione degli installatori e dei manutentori al fine di favorire maggiormente il processo di registrazione degli impianti.

Inoltre, l’aggiornamento del Piano Regionale Aria, PRIA, ha confermato e rilanciato i macrosettori di intervento e le misure già individuate, si tratta complessivamente di 44 misure, che risultano tutte in corso e che proseguiranno nei prossimi anni, e ha ipotizzato la data del 2025 per il possibile rientro di tutti gli inquinanti monitorati.

Qualche ritardo viene, invece, registrato a livello europeo riguardo le problematiche legate alle motorizzazioni diesel. Le politiche industriali e fiscali adottate nei Paesi europei negli ultimi decenni non hanno inciso positivamente. I Comuni possono attuare iniziative rilevanti a livello locale, ma hanno bisogno di sostegno per sviluppare le misure, zone a traffico limitato; gestione della circolazione e della sosta dei veicoli; reti ciclabili e pedonali; aumento delle aree verdi; trasporto pubblico e gestione della consegna merci.

Sulle emissioni prodotte dalle attività agricole la competenza delle Regioni è più diretta, ma va osservato che sul tema specifico dell’ammoniaca, la Direttiva Nitrati, 91/676/CE, oggi ammette il rilascio atmosferico di ammoniaca, NH3, per contenere le concentrazioni nelle acque superficiali. Il bacino padano necessita invece di indirizzi normativi e limiti coerenti rispetto ad entrambe le biosfere: aria ed acqua.

Completando l’esame della relazione, il Comitato paritetico di controllo e valutazione ha sottolineato l’opportunità di richiedere alla Giunta regionale di dare risposta in merito agli impianti termici domestici a biomassa e di predisporre uno specifico programma di valutazione dell’impatto ambientale delle autorizzazioni di nuovi stabilimenti industriali, o degli interventi di ampliamento e modifica degli stabilimenti industriali esistenti, puntando alla riconversione di quelle attività che invece risultano fortemente impattanti.

A tale scopo, il Comitato ritiene fondamentale la mappatura delle fonti di pressione ambientale esistenti in regione, orientando tutte le autorizzazioni ambientali a valutare l’impatto cumulativo dei progetti.

Gli esiti dell’esame condotto vengono ora trasmessi alla Commissione consiliare Ambiente e all’Assessore regionale competente affinché nelle prossime relazioni siano tenute in conto le osservazioni espresse.

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