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‘Caosmosi, storie minime di nuomini novunque’ al Cavò

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'Caosmosi, storie minime di nuomini novunque'


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A Trieste ‘La fotografia come cartografia del corpo sociale: tra antropologia ed arte. Serie di incontri ed esposizione fotografica’

Riceviamo e pubblichiamo.

Prende avvio venerdì 25 ottobre, con preview sabato 12 ottobre in concomitanza con la quindicesima edizione della Giornata del Contemporaneo / XV Giornata del Contemporaneo, presso lo spazio di arte contemporanea Cavò, di via San Rocco a Trieste, la serie di incontri co-organizzati dalle associazioni culturali S@NGIORGIO 2020 di San Giorgio di Nogaro (UD) e Cizerouno di Trieste dal titolo ‘La fotografia come cartografia del corpo sociale: tra antropologia ed arte’, che ha come suo filo conduttore una raccolta di fotografie, realizzate da Paolo Youssef in Friuli Venezia Giulia tra il 2015 ed il 2018, intitolata ‘Caosmosi, storie minime di nuomini novunque’.

Una raccolta di fotografie di grandi dimensioni, tra cui spiccano i ritratti, nate dall’esigenza di mappare taluni percorsi dell’esistenza, ricercando e raccogliendo elementi che contribuiscano a fare un po’ di luce fra le trame di un caotico presente. Un presente certamente instabile e sbilanciato fra ingiustizie e disuguaglianze, rispetto al quale una sintesi fotografica, che trascende in modo tridimensionale, nei bianchi e neri, nei contrasti marcati, attraverso il coinvolgimento visivo ed emozionale, finalità puramente estetiche, può diventare senza infrangimenti e mistificazioni strumento di documentazione antropologica e strumento di antitesi a qualunque tentativo di omologazione o corruzione del senso comune.

Nella logica dell’esposizione, appunto, e non dell’imposizione di contenuti, questa serie di incontri espande le possibilità di approcciare anche un fenomeno tanto complesso quanto evidentemente divisivo e contraddittorio, come quello delle migrazioni, in maniera realmente partecipata, quindi scevra da conflitti o competizioni meramente ideologiche.

Qui la fotografia si dispiega, fra gli aspri sentieri di un momento storico travagliato che, piaccia o no, riguarda tutti, come pianura fertile di esperienze individualmente approfondite e socialmente condivise, ampliate e, si auspica, concretamente e responsabilmente ampliabili.

Ad animare gli incontri saranno:
Roberta Altin, docente di Antropologia Culturale e professore associato di discipline demoetnoantropologiche presso l’Università degli Studi di Trieste, coordinatrice del CIMCS Centro Interdipartimentale su Migrazioni e Cooperazione Internazionale allo Sviluppo Sostenibile;
Luca A. D’agostino, fotografo di jazz, di spettacolo e di eventi culturali, fotografo ufficiale del Mittelfest, fondatore di Phocus Agency, fondatore della Associazione Fotografi Italiani di Jazz;
Michele Guerra, autore del libro Le Tigri delle Gabbie Invisibili, laureato in Lettere Moderne all’Università di Udine, dal 1996 si occupa di migranti. Fondatore dell’associazione “Ospiti in Arrivo”, promotore del “Comitato Verità e Gustizia per Giulio Regeni” di Udine.

Paolo Youssef (Udine, 1976), autore di ‘Caosmosi, storie minime di nomini novunque’
La serie di eventi e la mostra sono presentati al pubblico sabato 12 ottobre in occasione della Giornata del Contemporaneo. La serie di eventi si articola dal 18 ottobre al 9 novembre.

‘Caosmosi, storie minime di nuomini novunque’
Friuli Venezia Giulia, duemila15 -’18

testo di Michele Guerra e Paolo Youssef

La fotografia indipendente di Paolo Youssef abita fra le asperità fuori moda, impopolari e altrimenti invisibili dei microcosmi, piccoli alfabeti necessari per la decifrazione delle macro questioni universali dell’Ingiustizia, dell’Omologazione, della Disuguaglianza.

Qui l’utilizzo del bianco e nero, ben lungi da un manicheismo rigido e dogmatico e dalla pretenziosa e talvolta pretestuosa estetica della narrazione, diventa filosofia dell’attenzione e cartografia del corpo sociale, immersa in un’antropologia del naufragio immanente rivelato sine die, come un witz grottesco, dall’odierno carattere consumistico dell’idea stessa di progresso e salvezza.

I chiaroscuri migranti di Caosmosi piovono pacatamente fra le radici dello spettatore, presagio si direbbe della stagione a lungo attesa delle grandi domande e delle risposte planetarie indispensabili, dopo il deserto ingannevole della compassione e delle discussioni sterili.

Intanto, milioni di nuomini vagano sospesi novunque fra le pareti di Borsa di un labirinto terracqueo mortale, come climi impazziti, come pezzi di una guerra mondiale a pezzi, come agnelli, sacrificati al nuovo vangelo dell’economia globale.

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