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Broccoli al cinema

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La spia che mi amava


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Quando l’ortofrutta produce i servizi segreti

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Persino la principessa Anna d’Inghilterra si presentò l’8 luglio del 1977 ad una serata in onore de “La Spia che mi amava”, protagonista l’affascinante Roger Moore/James Bond. Ad oggi è tra i film che hanno sbancato il botteghino inglese. Qui la diatriba tra quelle che amano Connery e quelle che gli preferiscono Moore si faceva aspra, almeno fino a quando non è arrivato Pierce Brosnam a metterle d’accordo tutte quante.

James Bond Sean ConneyDevo dire che sebbene fosse divertente fare incavolare mia madre, che era letteralmente persa nello sguardo di Connery, anche io avevo finito per preferirlo a Moore, dopo che questi aveva dichiarato che il suo segreto per far innamorare le donne consisteva nel lavarsi poco…

La serie di lungometraggi dedicata all’eroe di Ian Fleming oramai è giunta a quota 24 e sebbene siano cambiati, e tanto, i soggetti i produttori invece restano della stessa famiglia: i Broccoli, che poi tanto non dovevano esserlo.

James Bond Roger MooreBasti pensare che il patriarca Albert, del quale vi risparmiamo l’intera storia, ma potete ben immaginarla, era il solito genio con antenati italiani che parte dall’ortofrutta e diventa milionario americano/britannico con semplici “Intuizioni”. Costruisce poi un impero che lascia in eredità ai nipoti che oggi scelgono se funzioni più Brosnam o Craig: decisione che spetta a Barbara Broccoli.

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Torniamo al 1977.
Per “La spia che mi amava”, in particolare Fleming aveva espresso prima della sua morte il desiderio di discostarsi completamente dal fulcro della storia da lui scritta che prevedeva, tra l’altro l’ingresso in scena di Bond solo a pagina 90, e di conservare solamente il titolo e poco altro. Albert Broccoli non vide problemi ad accontentare lo scrittore e la stesura della sceneggiatura si protrasse per due anni.

La storia che vede protagonista la sparizione di sottomarini nucleari si svolge in pieno Mediterraneo. Il buon Roger/James è affiancato da una collega mozzafiato: il maggiore Anya Amasova/agente Tripla X interpretata da una strepitosa Barbara Bach. Talmente strepitosa che il suo nome in codice, Tripla X, fa riferimento ai film porno che in genere venivano indicati con XXX, una tripla X appunto.

Il film, diretto da Lewis Gilbert, è stato girato tra Egitto, Sardegna, Caraibi, nella base sottomarina di Clyde a Faslane (nientepopodimenoche), in Scozia e a bordo di una petroliera nel golfo di Biscaglia. Ma non finisce qui: le riprese subacquee sono state effettuate alle Bahamas e per gli interni è stato costruito a Pinewood in Gran Bretagna il più grande teatro (nel 1977) di posa del mondo.

“La costruzione del nuovo teatro di posa negli Studi di Pinewood è stata finanziata dalla produzione. È lungo circa 102 metri, largo 49, alto 15, con una grande cisterna che si estende dall’interno per altri 15 metri, per cui il teatro è praticamente lungo 118 metri.
In questo teatro è stato riprodotto l’interno di una superpetroliera, con delle enormi porte frontali che si aprono sul mare, contenente tre sottomarini nucleari quasi a grandezza naturale, uno russo, un Polaris inglese, ed uno americano, del tipo impiegato per la caccia ai sommergibili”.

A me pare quasi di vedere l’ottimo giornalista di “Cinema in casa” balbettare per l’emozione mentre elenca la grandiosità produttiva di quello che, non dimentichiamolo, resta ancor oggi un titolo seguito alla sua prima televisiva, il 28 marzo del 1982, da 22 milioni e 90000 spettatori, quinto ascolto televisivo di sempre in Gran Bretagna.

Gli Studi Pinewood sono stati teatro frequente dei film di Bond, al punto di essere chiamati proprio Studi Bond, ed in particolare per questo film furono completamente distrutti da un incendio scoppiato sul set. Come nel 2006 per “Casino Royale”. Per citare una delle più importanti produzioni degli ultimi anni, basti ricordare l’episodio di “Star Wars: Il risveglio della Forza”, girato qui.

Nonostante le cifre roboanti e la nomination all’Oscar 1978 come migliore scenografia (Ken Adam), migliore colonna sonora (Marvin Hamlisch) e migliore canzone (Nobody Does It Better di Carly Simon) “La spia che mi amava” non ne vinse nessuno.

A me Bond, e lo dico con tutta l’umiltà possibile, mi ha sempre innervosito un po’.
I motivi sono svariati: in cima resta lo stesso per il quale mi innervosisce Barbie.
Cioè ha un mondo a sua disposizione: la casa di Barbie, la macchina di Barbie, il cane di Barbie e potrei continuare fino all’arrivo della neuro.

bond-girlStesso dicasi di Bond: in particolare la bond-girl! Lo so: sono fuori moda, oramai bisogna combattere per i diritti degli omossessuali, quelli delle donne sono passati in predicato… e questa di un Bond omo non sarebbe male, tanto lo stesso Fleming non mi pare che sia stato così integerrimo nel seguire le sue indicazioni letterarie. Ma stiamo divagando.

L’altro motivo fondamentale è che riesce sempre a farcela all’ultimo momento.
Mi rendo conto perfettamente che il pubblico altrimenti uscirebbe un quarto d’ora prima della fine del film, ma questa cosa mi innervosisce. Come il protrarsi senza fine degli inseguimenti nei film americani.

Forse perché insisto a cercare nel buio della sala un po’ di me e della mia vita e mi capita così raramente di farcela sul filo del rasoio… dipende sempre tutto da anni di lavoro e di preparazione, da prove infinite e quando è possibile dal ricorso alla postproduzione.

Mi piacerebbe tanto un film di Bond “in diretta”, facendo rischiare per una volta, rimanendo ai giorni nostri, all’ottimo Craig di mancare una presa al volo dell’auto con furfante in corsa.

Lo so, starete pensando che non è possibile: ma perché cosa in quei film lo è?

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Autore Barbara Napolitano

Barbara Napolitano, nata a Napoli nel dicembre del 1971, si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è legato alle dirette televisive dedicate a opere teatrali e liriche. Come regista teatrale e autrice mette in scena ‘Le metamorfosi di Nanni’, con protagonisti Lello Arena e Giovanni Block. Per la narrativa pubblica ‘Zaro. Avventure di un visionauta’ (2003), ‘Il mercante di favole su misura’ (2007), ‘Allora sono cretina’ (2013), ‘Pazienti inGattiviti’ (2016) ‘Le metamorfosi di Nanni’ (2019). Il libro ‘Produzione televisiva’ (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Ha tenuto i blog ‘iltempoelafotografia’ ed ‘il niminchialista cinematografico’ dedicati alla multimedialità.