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‘Aspettando Godot’ con Edoardo Siravo

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Edoardo Siravo


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Il debutto al Teatro Nuovo di Napoli il 27 gennaio

Debutterà il 27 gennaio, ore 21:00, al Teatro Nuovo di Napoli lo spettacolo ‘Aspettando Godot’ di Samuel Beckett per la regia di Maurizio Scaparro che vede protagonisti gli ottimi Edoardo Siravo, Antonio Salines, Luciano Virgilio, Enrico Bonavera, Michele Degirolamo. I costumi sono di Lorenzo Cutùli.

L’opera, prodotta dal Teatro Carcano di Milano, sarà al Teatro Nuovo di Napoli fino al 31 gennaio.

In attesa di assistere alla prima napoletana, approfittiamo per chiedere al sempre disponibile e cortese Edoardo Siravo un primo bilancio sulla tournée che, partita da Milano nella stagione 2014/2015, ha fatto tappa al Teatro Parioli – Peppino De Filippo di Roma.

L’artista, comprensibilmente soddisfatto dell’ottimo successo che la pièce sta riscuotendo, sottolinea, senza alcuna esagerazione, quanto questa fedelissima riproposizione dell’opera di Beckett stia incontrando il favore unanime di critica e pubblico. D’altronde basta documentarsi un po’ per avere conferma che quanto asserisce Siravo corrisponda in pieno alla realtà.

Lo spettacolo è andato benissimo anche a Roma oltre che a Milano. C’è chi parla di capolavoro.

I presupposti per il debutto a Napoli sono più che buoni. Non sono mai smargiasso, ma in questo caso credo sia giusto riportare i commenti positivi in tutto.

Il segreto di tanto successo, confessa Siravo, probabilmente risiede nel fatto che la messa in scena rispetta pienamente l’originale di Beckett senza stravolgerlo in alcun modo. Un’edizione in cui non ci sono sovrastrutture di regia per far cogliere il vero messaggio del drammaturgo irlandese “che già di per sé è complicato ed è affascinante proprio per questo”.

Il testo denuncia la crisi di valori e di ogni senso socialmente condiviso, di ogni fiducia in un possibile ordine razionale. Rimane solo l’attesa, la ricerca di un significato di cui si sente il bisogno, ma che resta comunque irraggiungibile.

Ci soffermiamo, volutamente, sull’analisi del personaggio che Siravo interpreta, Pozzo, l’egocentrico e tiranno padrone. Se Godot, che viene invano atteso da tutti, è la divinità assente, Pozzo sembra invece il ‘dio’ che ha il controllo completo su Lucky. Ricorda la deità della mitologia greca soggetta alle stesse emozioni degli esseri umani, condividendone difetti caratteriali e preoccupazioni egoistiche.

In un certo senso, l’unica differenza tra lui e un semplice mortale è il suo potere. Ma è pur sempre un dio imperfetto, limitato che dipende dalla presenza di altri per qualsiasi tipo di funzione.

Pozzo è caratterizzato da continui vuoti di memoria; cosa indicano veramente, quale il suo rapporto con la memoria, domandiamo.

Un po’ tutti i personaggi di Beckett hanno questo rapporto particolare con la memoria. La chiave di lettura è duplice.

Da una parte, si tratta di una sorta di autodifesa che ci permette di andare avanti in questa vita tremenda proprio perché ci dimentichiamo della sofferenza. Ciò in Pozzo si avverte ancor più che negli altri personaggi perché è l’uomo che detiene il potere.

Dall’altra, ricordiamo che Beckett ha scritto quest’opera proprio in concomitanza dell’imminente chiusura di un teatro, in ‘attesa’ che arrivasse un produttore a rilevarlo. Probabilmente questo gioco dei personaggi che non hanno memoria è un problema riconducibile agli attori stessi che ‘soffrono’ per imparare le parti che insceneranno; è quindi una presa in giro del loro sforzo di memoria.  

Nel testo ci sono tanti silenzi più o meno lunghi, quale il motivo secondo Siravo, chiediamo.

In quel periodo, nel Teatro dell’Assurdo, si ricorreva molto all’uso dei silenzi. Oltre a Beckett, ad esempio, sia Pinter che Ionesco li utilizzavano spesso. Credo sia una cosa ormai superata; per me i silenzi non vanno più rispettati in modo pedissequo, vanno configurati solo per far capire cosa volesse sottolineare il drammaturgo con quella pausa specifica.

Durante la nostra prima intervista con Siravo su ‘Aspettando Godot’ avevamo già affrontato la motivazione per la quale Pozzo diventa cieco, perché sceglie di ‘vedere’ secondo l’accezione edipica; ora indaghiamo quella strettamente correlata all’incomunicabilità per la quale Lucky diventa muto.

Lucky, in realtà, rappresenta l’intellettuale al servizio del potere e nel suo sconclusionato, ma affascinante sproloquio filosofico non riesce comunque a risolvere il problema esistenziale della vita, della morte, della divinità e non può, quindi, che restare muto.

Frusta e corda che Pozzo ha sempre in mano e con cui ‘dirige’ il suo schiavo Lucky sono simboli di comando e asservimento; indicano ‘solo’ lo strettissimo legame tra potere e intellettuale o anche altro, chiediamo.

Beckett si apre a talmente tante chiavi di lettura che provare a definirlo in senso stretto diventa praticamente impossibile, così come è impensabile categorizzarlo in uno schema fisso ed univoco.

Quando si pensa di averlo veramente ‘capito’ ecco che si intravedono altri spiragli interpretativi per cui non smetterà mai di sorprenderci.

Nessuno sa chi sia Godot, ma ha sempre a che vedere con la speranza, con l’attesa, con la spiegazione del perché siamo sulla terra e, forse, non ne verremo mai a capo.

È una pièce che coinvolge molto lo spettatore, si ride tanto, ma si riflette anche tanto.

Affrontiamo la vita con ironia, ma alla fine bisogna sempre fare i conti con l’angoscia facendo sempre attenzione che non prenda mai il sopravvento.

Ringraziamo Edoardo Siravo per la consueta disponibilità con la voglia crescente di assistere alla rappresentazione.

L’appuntamento con ‘Aspettando Godot’ è quindi al Teatro Nuovo di Napoli, Via Montecalvario, 16, dal 27 al 31 gennaio secondo il seguente calendario:

dal 27 al 30 gennaio ore 21:00, 31 gennaio ore 18:30.

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.