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Antonio Mocciola alla riscoperta di un’Italia dimenticata

2013


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Intervista in esclusiva all’autore di “Le belle addormentate”

Antonio Mocciola, giornalista, scrittore e consulente editoriale, ma soprattutto persona colta, sensibile ed intelligente. Ci conosciamo da un po’ grazie ad amici in comune e, scoprendoci pian piano, ne ho potuto apprezzare non solo le capacità artistiche, ma soprattutto le doti umane.Giudice simpaticamente “sadico” ed inflessibile, pronto ad interrompere con il suono del campanellino le arringhe degli “avvocati difensori” a Teatro Match – Il gioco del teatro; ma anche profondo e delicato autore teatrale della piéce “Gli amici se ne vanno – Le note ineguali di Umberto Bindi” scritta insieme al collega e amico Gianmarco Cesario.

LebelleaddormentateDa amante del teatro non può che darci appuntamento in un foyer; stavolta il luogo scelto è il Nuovo Teatro Stabile, più noto come Mercadante. È lì per assistere ad uno spettacolo e ne approfittiamo per parlare del suo ultimo libro “Le belle addormentate” che sta riscuotendo un successo strepitoso, al primo posto in classifica su Amazon per la categoria “Guide turistiche”, cosa di certo non da poco, e partecipazione al Salone Internazionale del libro di Torino.

Poche le domande poste, preferiamo che sia lui stesso a svelarci il libro. E infatti, da abile narratore quale è, dettaglia le descrizioni, non lesinando affatto particolari. Nelle sue parole traspaiono uno sconfinato amore per il viaggio, per la scoperta e riscoperta di posti ormai perduti e cancellati dalla memoria. Il suo intento è ridare dignità e onore a tutti quei paesi che a causa di motivi economici, geologici o atmosferici sono stati abbandonati ed irrimediabilmente dimenticati.

Le guide turistiche di oggi, dice, sono ormai una sorta di “esercizi commerciali che sponsorizzano”; le cartine geografiche quasi delle “pagine gialle”. Da qui l’urgenza di scrivere una guida delle “città fantasma” che riscatti quei posti espulsi dalla storia che hanno ancora tanto da dare in termini emotivi, “una guida diversa, un po’ scorretta, capovolta, perché in questi posti non c’è niente da vendere, ma tanto da acquistare in senso emozionale”.

Ecco spiegato il sottotitolo del libro: ‘Nei silenzi apparenti delle città fantasma – Alla riscoperta di un’Italia dimenticata’. Un invito quindi ad andare oltre i cliché del turismo di massa perché l’Italia è piena di spazio che chiede solo di essere occupato.

Tanti, troppi i nomi dei paesi cancellati dalle insegne stradali perché lasciati in balia di se stessi e soffocati quasi dalla vegetazione. Nasce così una guida provocatoria di tutti i centri non pubblicizzati perché disabitati che è volta a promuovere un nuovo tipo di turismo antropologico che mostri tutto ciò che c’era prima della ‘fine improvvisa’ avvenuta per ‘infarto’, terremoto, frana o altro evento naturale sconquassante, o per lento spopolamento.

Il titolo del libro deriva dal Gran Sasso chiamato ‘La bella addormentata’ per lo stesso profilo del massiccio che, da una particolare angolazione, appare come un’immaginaria donna distesa supina con viso e seno e, soprattutto con la foschia mattutina, sembra ancor più fiabesco.

“Ho pensato che il Gran Sasso fosse appunto l’emblema di tutte le belle addormentate che aspettano il bacio del principe azzurro per essere risvegliate. Il turista, da novello principe, deve quindi andare alla ricerca di queste perle nascoste”.

Visione intimamente romantica, non c’è che dire.

AntonioMocciola2Ci incuriosisce a questo punto sapere da cosa sia stata dettata la scelta dei paesi visitati. Ci confida che da appassionato collezionista ha tantissime mappe di fine Ottocento e inizi Novecento e consultandole e accostandole a quelle contemporanee si è accorto che ora mancano una serie di siti prima opportunamente indicati. Conscio del fatto che i paesi abbandonati si concentrano spesso in località ben precise ha fatto poi anche una serie di ricerche su internet.

Chiarisce, ad esempio, che la Marsica, di cui quest’anno ricorre il centenario dal terremoto, è piena di paesi abbandonati; al contrario il Piemonte, terra geologicamente sana ma a bassa natalità, concentra paesi che vanno morendo lentamente per invecchiamento. Sottolinea quindi che, in alcuni casi, lo spopolamento dei paesi isolati da rotte commerciali è avvenuto per ragioni prettamente economiche; il boom industriale degli anni ’60 ha portato gli abitanti a scendere a valle per comodità dando vita a nuovi agglomerati. Per quanto luoghi affascinanti non si può non considerare che più che essere ‘presepi’ molti di questi paesi fossero posti pieni di problemi e scomodità dove in inverno si gelava e si verificavano di continuo frane e allagamenti.

Durante i suoi viaggi Antonio ha intervistato gli anziani abitanti, gli amministratori, ma soprattutto le pietre, le lapidi spezzate che hanno tanto da ‘raccontare’ se solo si riesce ad ascoltarle, a leggerle, ad interpretarle. È riuscito a consultare vecchi quaderni su cui erano appuntate una serie di ghiottissime informazioni su quella che era la vita del paese, scoprendo “un’Italia che parla in un altro modo, diverso da quello classico, che parla suo malgrado”.
In pratica, una lettura antropologica.

Con tutti quei posti visitati ci sarà di certo qualcuno con un fascino più peculiare o che lo ha comunque colpito in modo speciale, gli chiedo. La sua risposta evidenzia come nel tempo ogni cosa possa essere valutata secondo una prospettiva diversa. Racconta che in Italia due paesi sono stati abbandonati dai nativi per la vergogna di essere continuamente citati nelle cronache a causa di eventi delittuosi occorsi in nome di un ‘amore’ non corrisposto: Reneuzzi (AL) e Toiano (PI). In particolare, gli abitanti del secondo, non in grado di reggere la pressione mediatica per loro insopportabile, volevano addirittura cancellare il nome del paese. Oggi, al contrario, proprio per questo motivo, sarebbe diventato un sito che trae forza dall’essere ‘il paese dell’assassino’ e per questo citato su tutte le guide turistiche. Il pensiero corre, inevitabilmente a Cogne o Avetrana.

Antonio insiste sulla necessità di difendere questi paesi, “dar loro dignità come se fossero delle piccole Pompei perché testimonianze dell’archeologia industriale in alcuni casi, come città mineraria o centri di cultura contadina e rurale che, se non ha una sorta di conservazione o prosecuzione della memoria, va persa. Se perdiamo altre due, tre generazioni, di questi posti nessuno saprà più niente. Questi paesi erano fari di cultura per tutta una zona, vanno tutelati proprio perché il tempo li sciupa, i vandali ne fanno scempio e non ne resterà più niente”.

Cita quindi Castiglione della Valle (TE), paese ‘mangiato dalla foresta’ in cui manca persino un sentiero per il Club Alpino Italiano che consenta almeno di visitarlo. Si tratta, spiega, di un paese bellissimo con una chiesa del Duecento ricca di affreschi e un campanile meraviglioso. Da ‘esploratore’ novello Indiana Jones si è fatto sempre fatto accompagnare, a volte anche da qualcuno del luogo, anche se in genere ha notato un atteggiamento restio da parte dei paesani che tentano di nascondere come se fosse qualcosa di cui non andar fieri.

In Italia abbiamo tanti posti incantevoli, occultarli è un delitto. “La geografia, che ormai è diventata la ‘sorella povera’ delle discipline, dovrebbe servire soprattutto a ricordarci che l’Italia è stata fatta dai piccoli paesi, erano le periferie a costruire gli imperi, le città erano, in linea di massima, passive. Se tagliamo i ponti con l’Italia che era stata ci ritroveremo con individui senza radici che non sapranno cosa farsene dei posti che abitano perché non li amano”.  

“In questi luoghi trovi un contatto con te stesso, oltre che con la natura: il telefonino non prende, il navigatore non te lo segnala. Ad un certo punto devi addirittura meditare, ma non in senso mistico, piuttosto pensare cosa fare perché nessuno ti indica cosa poter vedere e dove andare. Vai alla scoperta come un turista alternativo, rozzo, povero, come i posti che vai a visitare, riscopri il bello dove non c’è. Riscopri il tuo sguardo, la tua soggettiva, non c’è alcun aiuto a comprendere, non ti danno una mano a ricostruire cosa c’era prima, sei tu a doverlo immaginare. È una sorta d’induzione continua, non hai aiuti ed è bellissimo”.

Chiosa poi con un episodio che fa riflettere. “Stavo andando a Scoppio (TR) che si raggiunge dopo 7 km di strada sterrata e pietre acuminate e incontro un contadino che mi chiede perché io voglia andare proprio a lì dove non c’è niente. Lo correggo ‘non è vero che non c’è niente, non c’è nessuno, è diverso’.  Siamo abituati ad andare a trovare altre persone, invece già il luogo in sé è un’entità da andare a visitare”.

Il libro, spiega, lo ha impegnato per circa 10 anni di viaggi uscendo però prima a puntate su “Il Brigante”, poi con 21 luoghi nel primo libro “Le vie nascoste” e, infine, l’attuale più corposo e con bellissime foto a colori. “Da nord a sud, 82 paesi, una decina d’anni per visitarli, qualche mese per scriverlo e una vita per amarlo”.

Passiamo quindi a parlare dei progetti futuri, alcuni dei quali stanno prendendo corpo ora. Ha in programma uno spettacolo su Leopardi con Roberto Azzurro e Sergio Sivoli sulla storia omosessuale tra Giacomo Leopardi e Antonio Ranieri che tolga un po’ i veli ad una relazione che la storia ha messo a tacere.

Poi un lavoro sulla sua Lucania su tutti, ma proprio tutti i paesi lucani che uscirà a fine anno.

E, infine, una pièce basata sulla storia vera di Pietro Ioia, detenuto a Poggioreale per molti anni per spaccio internazionale che, tornato libero è diventato Presidente dell’Associazione sulla difesa dei detenuti di Poggioreale sulle sevizie subite in carcere. Uno spettacolo – denuncia sulla “cella zero”, una cella abusiva in cui venivano rinchiusi i soggetti più pericolosi.

“Siamo abituati a guardare dal buco della serratura e purtroppo portati a giudicare quello che vediamo, o peggio, crediamo di vedere. Porteremo a galla questa storia sperando di fare del teatro civile. È dura, ma scegliamo le strade impervie perché ci danno più soddisfazione”.

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.