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A Senigallia (AN) evento contro la tratta delle donne

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Senigallia contro la tratta


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Il 9 febbraio alla Chiesa della Croce in occasione della Giornata mondiale di preghiera dedicata a S. Bakhita

Riceviamo e pubblichiamo.

L’8 febbraio 2015, voluta da Papa Francesco, si è celebrata per la prima volta la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Da allora, ogni anno, religiosi, religiose e laici di tutto il mondo si impegnano ad accendere una luce contro la tratta nel proprio Paese, per lasciare un segno visibile in memoria delle vittime e delle persone sopravvissute.

La giornata è promossa anche quest’anno da Talitha Kum, la rete mondiale della vita consacrata impegnata contro la tratta e fondata delle Unione Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali. La data scelta ricorda l’anniversario della scomparsa di Giuseppina Bakhita, schiava sudanese rapita nel 1878 all’età di 9 anni.

La Comunità Papa Giovanni XXIII partecipa all’evento sin dalla prima edizione, e lo promuove in diverse città italiane in sinergia con i vescovi delle rispettive diocesi, in collaborazione con le aggregazioni ecclesiali e le realtà associative delle parrocchie.

In particolare a Senigallia (AN) il 9 febbraio 2020 alle ore 17:00, presso la Chiesa della Croce, dopo la Santa Messa si snoderà una preghiera itinerante per le vie del centro.
La Via Crucis sarà un’occasione per ricordare le vittime della tratta, ma anche per pregare per i loro sfruttatori e clienti.

In provincia di Ancona la comunità papa Giovanni XXIII è presente con una casa di pronta accoglienza per vittime di tratta di diverse nazionalità, per lo più nigeriane, rumene, albanesi. Da diversi anni Marina Valenti, e don Aldo Buonaiuto, insieme ai volontari, garantiscono assistenza psicologica, legale e spirituale alle donne, attivando collaborazioni con servizi territoriali, associazioni, forze dell’ordine, gruppi e realtà parrocchiali.
Dallo scorso anno è attiva la collaborazione con Caritas di Senigallia grazie al progetto Right way finanziato dall’Unione Europea.

Don Oreste Benzi sin dal 1990 aveva a cuore il dramma della tratta, soprattutto nei riguardi delle donne e minori trafficate e sfruttate nell’industria della prostituzione. In Europa costituiscono oggi circa il 70% delle vittime della tratta.

Seguendo le sue orme la Comunità Papa Giovanni XXIII in 25 anni di attività di contrasto alla tratta ha liberato circa 5000 persone, operando attraverso Unità di strada in 12 Regioni. Considerando le persone aiutate anche attraverso la preziosa collaborazione con altri enti ed associazioni il numero di donne assistite in questi anni è salito almeno a 7000.

Per celebrare il ricordo e l’impegno del sacerdote riminese la Fondazione Don Oreste Benzi ha indetto un premio internazionale, che per l’edizione 2020 è dedicato alla tratta degli esseri umani. Chiunque può inviare attraverso il sito www.fondazionedonorestebenzi.org segnalazioni e candidature di personalità, associazioni od enti che si siano particolarmente distinti per attività e opere di contrasto alla tratta, in particolare delle donne, coerenti con l’appello di Don Benzi: “Nessuna donna nasce prostituta!” Il termine ultimo per presentare le candidature è il 15 marzo 2020.

Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII succeduto a Don Benzi, spiega:

Nella Giornata mondiale di preghiera e riflessione sulla tratta, insieme alla Chiesa vogliamo pregare in particolare per le donne, le adolescenti e le bambine trafficate e abusate ogni giorno in strada, nei night, negli appartamenti e nei centri massaggio.

E non vogliamo dimenticare le schiave sessuali che hanno perso la vita: sono centinaia le giovanissime donne, 184 fra il 2000 e il 2016, uccise per mano dei loro stessi clienti. Finchè non sarà adottato anche in Italia il modello nordico, sul corpo della donna continuerà ad essere esercitato un diritto di proprietà che annienta sia la dignità della donna che del cliente.

La Comunità di don Benzi promuove la Campagna di sensibilizzazione Questo è il mio Corpo per chiedere al Parlamento che anche in Italia sia approvata una legge basata sul cosiddetto modello nordico, in cui i clienti sono considerati corresponsabili dello sfruttamento della condizione di vulnerabilità della donna e pertanto vengono sanzionati.

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