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A Napoli il 41° MELCom International

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'Orientalmanuscripts in Naples'


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In mostra dal 18 giugno al 5 luglio ‘Orientalmanuscripts in Naples’ alla Biblioteca Nazionale

Riceviamo e pubblichiamo.

Dal 18 al 20 giugno avrà luogo per la seconda volta dopo quasi vent’anni in Italia, la prima fu a Venezia, il 41° convegno internazionale MELCom International, Middle East Librarians Committee, l’associazione europea dei bibliotecari del Medio Oriente, che comprende bibliotecari e studiosi provenienti dalle più prestigiose accademie e istituzioni europee, americane, del nord Africa e del Medio Oriente.
Ad ospitare la 41a Conferenza annuale, sarà il Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’, il cui direttore, prof. Michele Bernardini, ha fortemente voluto il MELCom a Napoli, con la collaborazione della Biblioteca Nazionale di Napoli ‘Vittorio Emanuele III’, dove si terrà la prima giornata di lavori, e da molti anni partner di numerose iniziative con ‘L’Orientale’.

L’organizzazione del convegno è stata curata da Antonella Muratgia, bibliotecaria orientalista dell’Orientale, che insieme alle bibliotecarie della Sezione Manoscritti della Biblioteca Nazionale, Paola Corso e M. Gabriella Mansi, ha dato vita alle due iniziative previste nella Biblioteca: una visita guidata, riservata agli iscritti al convegno dell’istituto, all’Officina dei Papiri Ercolanesi e alle preziose raccolte librarie conservate nella zona museale del secondo piano e una mostra di manoscritti orientali ‘Orientalmanuscripts in Naples: Biblioteca Nazionale di Napoli e Università degli studi di Napoli ‘L’Orientale’, SiBA Sezione Asiatica’.

La mostra ‘Orientalmanuscripts in Naples’ si inaugura il 18 giugno alla sola presenza dei convegnisti, ma resterà aperta a tutti dal 19 giugno al 5 luglio, Sale pompeiane. Ingresso gratuito.

L’esposizione intende far conoscere a un pubblico più vasto un patrimonio fino ad ora noto solo agli addetti ai lavori ed agli studiosi. Per la prima volta è presentato al pubblico un numero così corposo, oltre 60, e raro di manoscritti orientali della Biblioteca napoletana che testimoniano tutte le lingue del Vicino e Medio Oriente: siriaco, arabo, persiano, turco, ottomano e armeno.

I manoscritti orientali della Biblioteca Nazionale non solo di origine islamica ma anche testi del cristianesimo tradotti in arabo e portati in oriente, altri pezzi, significativi per la bellezza delle miniature o perché testimoni secolari di contatti tra culture diverse, con Napoli spesso punto di origine.

Esposto uno dei Corani più antichi ritenuto la copia completa del Corano presumibilmente del XI secolo, un manoscritto armeno datato 1651, contenente meditazioni e prediche cristiane, compilate da fra’ Dat’ēos, Taddeo, Šahpunik’, o Šahbunik’, dell’ordine dei predicator, domenicano. Un Corano arabo accuratamente illustrato del XVII secolo.
Ed ancora il ‘Registro copialettere’ della corrispondenza tra la Santa Sede, regni e principati europei, e la Persia di Shāh ‘Abbās (989 – 1038 H. / 1581- 1629).

Copie persiane di 167 documenti, che concernono l’attività dei padri Carmelitani della missione di Isfahān, il registro copre gli anni 1617 – 1623; una grammatica siriaca compilata a Napoli, tre scritti sulla questione sorta tra i sacerdoti d’Oriente, in arabo con testo italiano a fronte, XVIII secolo.

Accanto a questi, saranno esposti quattro bellissimi Corani miniati datati dal XV al XVII secolo, uno del ‘400, uno del ‘500, gli altri due del ‘700, e custoditi nelle raccolte librarie del ‘L’Orientale’.
La particolarità di questi Corani è nella miniatura e nell’originalità della legatura, ad aletta, per alcuni di loro la coperta e l’aletta sono decorate con mandorla centrale impressa in oro.

Furono acquistati al Cairo in un solo blocco e fanno parte del fondo di circa 360 manoscritti orientali posseduti in biblioteca. I Corani, come tutti gli altri manoscritti arabi, rientrano ora in un progetto di digitalizzazione, mentre tutto il fondo complessivo verrà pubblicato in un catalogo.

I lavori della 41a Conferenza annuale MELCom proseguiranno a Palazzo du Mesnil dell’Orientale, mercoledì 19 giugno a partire dalle 9:00, e giovedì 20 giugno a partire dalle 9:15. Le registrazioni del MELCom di Napoli sono state superiori di gran lunga a tutte le precedenti. Non è solo una ragione di soddisfazione, ma un meritato riconoscimento all’infaticabile lavoro compiuto in Italia e all’estero dall’Orientale.

Programma della conferenza

Orientalmanuscripts in Naples

I manoscritti orientali della Biblioteca Nazionale
Poco noti al grande pubblico, i 264 manoscritti orientali della BNN sono giunti attraverso percorsi diversi che testimoniano l’amore per la cultura orientale di eruditi napoletani e nobili collezionisti fin dal XVII secolo. Lo stesso Carlo di Borbone, giunto a Napoli nel 1734, aveva contribuito ad incrementare l’interesse e la percezione dell’Oriente nell’immaginario collettivo, stringendo rapporti con l’Impero Ottomano e ricevendo le sfarzose ambascerie dalla Sublime Porta

La maggior parte dei codici in mostra proviene dalle biblioteche napoletane dei gesuiti e degli agostiniani di San Giovanni a Carbonara, incamerate dalla Biblioteca Borbonica che fu aperta al pubblico nel 1804. Nella raccolta libraria Farnese, che Carlo di Borbone ereditò dalla madre Elisabetta e fece trasferire a Napoli nel 1736, non risulta la presenza di codici orientali, ad eccezione di un codice (ms. III.G.56, n. 21), che contiene copia di parti del Corano ed è riconoscibile per la legatura alla francese in vitello tanè spruzzato di inchiostro e decorata in oro sul dorso con il giglio della casata.

Al viaggiatore e orientalista scozzese George Strachan, che aveva incrociato la sua strada con quella di Pietro Della Valle a Babilonia negli anni 1616 – 1619, si deve l’acquisizione di manoscritti arabi, turchi e persiani pervenuti poi alla Nazionale, mentre 26 codici orientali furono acquistati da Michele Orlando nel 1816 per 300 ducati. In base a una disposizione ministeriale del 20 novembre 1935, furono assegnati alla Biblioteca i manoscritti georgiani custoditi nel convento della S. Trinità di Torre del Greco.

In mostra sono esposti 62 codici orientali in lingua araba, persiana e turco ottomana, 2 codici armeni e 2 georgiani. Sono databili tra il XIV e il XIX secolo, ad eccezione di una copia completa del Corano presumibilmente del sec. XI (ms. III.G.55, n. 20), e sono stati raggruppati in 3 sezioni.

La collezione dell’Università Orientale
Maggiore è invece la consistenza della collezione di manoscritti orientali posseduti dall’Università di Napoli ‘L’Orientale’, un fondo di circa 360 manoscritti conservati in biblioteca da cui provengono i 4 Corani esposti in mostra (nn. 32 – 35). Datati tra il XV e il XVIII secolo, integralmente miniati e con legature originali furono acquistati al Cairo nel secolo scorso. Un patrimonio così cospicuo si è sviluppato fin dal XVIII secolo, epoca in cui nasce l’istituto, parallelamente agli interessi di studio dell’accademia, attraverso acquisti e donazioni da parte di studiosi, o in alcuni casi ad opera del Ministero delle Colonie negli anni ’20 del secolo scorso.

Orientalmanuscripts in Naples

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