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Festa della Repubblica

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Dopo i successi romani, lo spettacolo messo in scena a Napoli, al Teatro Stabile d’Innovazione, Galleria Toledo, il 26 e 27 settembre

L’hanno definita una delle rivelazioni della scorsa stagione teatrale, con critiche positive della stampa specializzata.
Locandine e presentazioni riportano alcuni stralci:

“Un affresco postmoderno dell’attualità italiana.” – La Repubblica
“Sorprendente e non convenzionale.” – Corriere Web
“Consigliato caldamente.” – La Nouvelle Vague
“Spiazzante e attuale.” – Momento Sera
“Applaudito meritatamente.” – Gufetto Mag
“Visionario, ma reale; surreale, ma vero.” – Musical & Teatro
“Provocatorio e drammaturgicamente coraggioso.” – 06live

Quando un amico ci invita a vederlo a “Galleria Toledo“, nel cuore di Napoli, nonostante il minimo preavviso, non ci pensiamo due volte e accettiamo volentieri.

La presentazione è invitante:
“Festa della Repubblica” è un cortocircuito teatrale: sperimentazione, commedia, dramma, teatro di ricerca, trash d’autore, indagine sociologica e poesia colta allo stesso tempo. Una scommessa irriverente di teatro spudoratamente contemporaneo: un tentativo di svecchiare le dinamiche teatrali classiche, strizzando l’occhio all’attuale produzione drammaturgica internazionale, nella ricerca di una fusione fra gli stili e i linguaggi di scena più distanti fra loro.

Si ride, ma non è una commedia; si riflette e denuncia, ma non è teatro civile; in un vortice di ritmi scenici serrati, il surrealismo si fonde al naturalismo, in un racconto dell’Italia di oggi, rappresentata dalle nevrosi, le contraddizioni, le speranze e le paure degli undici personaggi in scena. Un testo sul linguaggio, verbale, del corpo e dei mass media e sui linguaggi, come lingue, dialetti, costruzioni colte e volgari, in definitiva “parole” che divengono gabbie dell’incomunicabilità contemporanea.

Da amanti del teatro non possiamo che rimanerne stuzzicati e incuriositi.
Gli ingredienti ci sono tutti. Un giornalista di successo e la sua compagna non più sulla cresta dell’onda che prova a rilanciarsi con un programma autoprodotto e lanciato in streaming sul web; un famoso imprenditore scomparso e la sua “inconsolabile” moglie; un professore visionario e complottista e un cantante “emergente” in cerca di un successo facile da raggiungere attraverso il talent del momento; una studentessa vincitrice di una selezione che deve scrivere un articolo proprio con l’anchorman; un dossier rivelazione sulla trattativa mafia-stato finito in mano ad un inconsapevole nipote del Presidente della Repubblica; politici e mafiosi pronti a tutto per entrarne in possesso; una teoria che vedrebbe la lingua italiana nata in Sicilia.

L’azione si concentra dal primo al due giugno, festa della Repubblica, appunto.

In effetti restiamo presi fin dall’inizio, buon ritmo, dialoghi incalzanti e coinvolgenti. Le tematiche fanno riflettere e sono attuali.
Festa della Repubblica ci offre effettivamente uno spaccato dell’Italia dei nostri giorni, tra il dilagare delle nuove forme di comunicazione e la riproposizione di format televisivi ormai stantii; ma soprattutto una giungla in cui sopravvive non tanto il più forte, ma il più furbo, chi è disposto a tutto pur di farsi strada e di emergere, con l’informazione sempre meno libera e sempre più schiacciata tra necessità di audience e pressioni politiche. Nonostante le tematiche impegnate e decisamente spinose non si scade nel serioso; la tendenza a caricaturare i personaggi è palese, l’intento satirico pienamente raggiunto, per cui si ride spesso, e di gusto.

Le interpretazioni sono tutte convincenti, con diversi ed indubbi picchi, tanto da strappare qualche applauso durante il recitato. La sceneggiatura sta in piedi benissimo e, sebbene la direzione sia ovviamente quella della sperimentazione, non vi sono esasperazioni, ricercatezze o inutili provocazioni, tranne in qualche passaggio, in cui si scade quasi nel volgare; scene o dettagli che nulla aggiungono ma che stonano in un contesto tutto sommato raffinato.

Non ci riferiamo tanto alla costante citazione dei sonetti di Pietro l’Aretino, attribuiti ad un fantomatico scrittore siciliano presunto padre della lingua italiana, ma ad alcune gestualità e allusioni mimiche che abbiamo trovato assolutamente di cattivo gusto.

In definitiva le due ore circa di spettacolo sono state assolutamente piacevoli, nel complesso abbiamo decisamente apprezzato l’opera e le performance dei giovani attori. Usciamo dal teatro combattuti tra sorrisi per le diverse situazioni esilaranti e l’amaro della riflessione sociale.

Con Stefania FratepietroGiancarlo Nicoletti – Valentina Perrella – Luca Di CapuaAlberto Guarrasi – Davide Sapienza – Alessandro Giova – Cristina Todaro – Silvia Carta – Diego Rifici – Alessandro Solombrino

Produzione PlanetArts Collettivo Teatrale
Drammaturgia e regia Giancarlo Nicoletti

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.